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Il Messaggero

Uno chardonnay anche per carni bianche ... Vacanze ormai agli sgoccioli, anche per i pochi ancora non tornati al lavoro. Il maltempo estivo, invece, agli sgoccioli non è di certo mai stato: considerando che la presunta "bella stagione" non ha fatto mancare acqua a catinelle ovunque, salvo al sud. E le previsioni sull'andamento dell'annata già si sprecano: come sempre, d'altronde, alla riapertura dei lavori in cantina. Settembre ci riporta a tutte le argomentazioni preferite dai consumatori. Come quelle sui vini che saranno premiati dalle guide, o magari l'aumento dei prezzi; fino ai temi più specifici, come il dibattito sulle viti transgeniche. La solita fiera che talvolta, paradossalmente, invita a voltarsi ingenuamente all'indietro: quando il mondo vitivinicolo non era ancora annichilito da sovrastrutture d'ogni tipo, e fare vino significava solamente premere l'uva e cercare di conservare il prodotto più a lungo possibile, dato che questo era soprattutto un alimento necessario al sostentamento quotidiano. Vini oggi imbevibili, non c'è dubbio, rispetto ai capolavori che l'uomo è arrivato a realizzare. Ma per saper affrontare il presente è necessario conoscere bene il passato, capendo definitivamente quale importanza sociale, civile e nutrizionale ha avuto per la nostra evoluzione la magica intuizione di rendere l'uva conservabile e consumabile nel tempo, addirittura rafforzata dal supporto alcolico.
Per avere in proposito le idee chiare basta recarsi presso il Museo del vino di Torgiano (tel. 075988661), che ospita nelle sue venti sale materiale relativo a 5000 anni di storia, comprensivo di testi e attrezzi di tale suggestione da lasciare senza fiato. Fortemente voluto da Giorgio Lungarotti, scomparso nel 1999: colui che ha reso l'omonima azienda vitivinicola celebre nel mondo. La stessa che da alcuni mesi ha posto sul mercato un nuovo bianco, l'Aurente 2000 (16-17 euro): uno chardonnay fermentato in barrique, strutturato ma di gradevole beva, dal colore paglierino carico e dai riconoscimenti di fiori bianchi, agrumi, mela, pesca, ananas, miele e vaniglia. In bocca è caldo, morbido, persistente, ma dalla fresca acidità che non lo rende affatto ridondante. Da consumare, oltre che sul pesce, su una buona sella di coniglio ai funghi.

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