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Il Messaggero

Ormai non beviamo... DI riti, di tic, di curiosità del tutto trasversali alle categorie consolidate. Un'irruzione in prima linea confermata da tutta una serie di manifestazioni e kermesse che spuntano a macchia di leopardo un po' dappertutto. Ecco allora il successo annunciato delle Viniadi, che partono oggi sotto gli auspici dell'Enoteca Italiana di Siena, maxi "Olimpiade della degustazione" aperta a non professionisti compresi in una fascia di età tra i 18 e i 35 anni. Ed ecco anche l'enorme affluenza di pubblico a Pianeta Birra, Beverage & Co, che ha chiuso ieri i battenti alla fiera di Rimini. Le statistiche parlano chiaro: varietà e qualità sono i grandi motori che muovono ai nostri giorni il segmento dei giovani consumatori. Fino a poco tempo fa, succhi, acque minerali e birra erano insomma un fenomeno in gran parte marginale. Oggi, invece, siamo arrivati ai water bar, alla carta delle oligominerali, ai punti vendita specializzati nella "bromo-calcica". Niente di strano. In fondo l'Italia è il maggior produttore di minerali del mondo. Ma è l'elemento giovani che ci colloca anche al primo posto dei consumatori con 178 litri pro capite all'anno. Si spende poco, e anche il palato astemio (sempre meglio di quello portato alle "bumbe" infernali prima delle sfide idiote del sabato sera) si affina a distinguere sapori. Non a caso anche i grandi ristoranti hanno fiutato il trend e si sono affrettati a mettere in campo la carta delle acque minerali, trattata con lo stesso sussiego accordato a Baroli e Bordeaux. Ma il fenomeno tocca anche il pianeta birra. Le nuove birrerie diventano così non solo un luogo dove mangiare in maniera informale, ma soprattutto un punto di scoperta, di degustazione, di socializzazione intorno a un oggetto del desiderio goloso. Nascono linguaggi cifrati all'ombra della schiuma, non meno esoterici di quelli del vino: ale, pilsner, doppio malto, abbazia. Il gioco è la scoperta dei sapori, col vantaggio che con pochi euro si può accedere all'Himalaya del buono birroso. Volendo, si può persino azzardare una mappatura dei nuovi riti/luoghi del bere giovane. Il mondo carezzevole delle acque minerali e dei water bar è la frontiera felice degli astemi curiosi un po' new age. Voglia di Peter Pan potrebbe essere lo slogan dei juice bar, dove regnano i succhi di frutta, mentre il pianeta tè si associa alla scoperta della meditazione all'ombra della tazzina golosa, dell'India, di Ceylon e della Cina. Prima socializzazione all'alcool? Ecco la birra. Così come a loro volta i cocktail bar sono la palestra dove il popolo delle discoteche esercita su Margaritas e Tequila Bum Bum la propria voglia di trasgressione. Tutto questo mentre il vino esce dalle liturgie statiche della bottiglia e il wine bar diventa un luogo di scambio e di confronto, oltre che di conoscenza e di comparazione. Le prospettive? In questa grande varietà di stili e di tendenze si profila la larva della formazione di un gusto personale. Laboratori, percorsi, esperienze appartengono all'ansia, tutta contemporanea, quasi internettiana, di accedere a una conoscenza comparativa. E' una piccola, grande onda di piena che travolge il piacere di bere vissuto come casta chiusa. Quali che siano i risultati, non c'è che da pensarne bene. Specie se si ricerca il piacere e non uno stordimento a buon mercato.

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