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Il Messaggero

All’Italia il Nobel dei vini: Campania e Lazio emergono al Salone enologico di Parigi ... Si allarga la geografia dei salotti buoni dell’alta enologia. E’ questa la tendenza che emerge dal Salon des Grands Vins, il salone dei grandi vini, una tre giorni di etichette d’élite che si conclude a Parigi, al Carrousel du Louvre. I “mostri sacri" ci sono tutti — Bordeaux, Bourgogne, Champagne —, ma la vera grande novità è la presenza dell’Italia con una regione emergente, protagonista di un vero e proprio “rinascimento" di settore, la Campania. In passato il Salon aveva infatti ospitato Piemonte e Toscana, due consolidati “soliti noti" nel panorama dell’eccellenza tricolore, poi è arrivata l’irruzione gioiosa e prepotente del Sud, e subito ha sparigliato tutti gli equilibri anche all’interno delle aristocrazie vinaiole della Penisola.
Il fenomeno ha radici profonde. Da un lato investimenti intelligenti nella vigna e in cantina, dall’altro la volontà di puntare su vitigni legati al territorio. Nel diluvio di Chardonnay e Cabernet tutti maledettamente uguali, tutti appiattiti nel sapore, dal Sud Africa alla Napa Valley californiana, l’ingresso prepotente del Fiano, della Falanghina, del Greco di Tufo, dell’Aglianico — un rosso pulsante eleganza e potenza, capace di essere per il Sud quello che è il Sangiovese per la Toscana, o il Nebbiolo per il Piemonte — propone un nuovo universo di profumi e piaceri, oltre a una forte visibilità — e riconoscibilità — golosa sul mercato.
Hanno riscosso un grande successo di pubblico — con una folla di appassionati, ma anche di giovani desiderosi di accostarsi col piede giusto al mondo del vino di qualità —, quindi, i padiglioni del Salone parigino. Da un lato colossi consolidati di Bordeaux come il Chateau Mouton Rothschild (un grandissimo Pauillac), il Chateau L’Angelus (principe tra i St. Emilion), o lo Champagne Roederer (quello del celebrato Cristal), dall’altro, in assoluta par condicio, il Serpico dei Feudi di San Gregorio, il Taurasi Vigna Macchia dei Goti di Caggiano, piuttosto che il Pelagrello Nero di Vestini Campagnano. Non era mai successo prima, fra l’altro, che fosse organizzata in Francia una manifestazione di questo tipo, vale a dire degustazioni-conferenze su vini italiani, con esperti dei due Paesi a comparare e raccontare sensazioni ed emozioni intorno a una bottiglia. L’impatto della Campania e del suo universo di grandi etichette su un pubblico attento e sussiegoso come quello francese è stato forte, e ha rappresentato soprattutto un grande segnale sulle prospettive che si aprono sul mercato per regioni grandissime ed emergenti, come si sta dimostrando ad esempio, sempre al Sud, anche la Sicilia. Prospettive che coinvolgono anche il turismo enologico e gastronomico che rappresenta un formidabile asset per l’Italia. La strada è imboccata, anche molti vini del Lazio hanno la stoffa per osare e raccogliere la sfida.

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