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Il Messaggero

Il Barolo vince la sfida: sul podio dei vini Piemonte e Toscana ... Una cornice davvero fuori del comune - lo spazio della Stazione Leopolda di Firenze, fiore all'occhiello di Pitti Immagine - per salutare l'uscita di Vini d'Italia 2004, la Guida de L'Espresso interamente dedicata al mondo dei vini di qualità. Giunta alla sua terza edizione, la Guida presenta una veste del tutto nuova, anche grazie al lavoro di squadra tra il coordinatore Enzo Vizzari (che dirige anche l'altra celebre Guida Espresso dedicata ai ristoranti) e i curatori, due esperti competentissimi e sofisticati come Ernesto Gentili e Fabio Rizzari. La fotografia dell'Italia che produce tra vigne e cantine evidenzia un panorama di grande interesse. Severi e coraggiosi, innanzitutto i curatori, che limitano l'eccellenza a 152 vini, vale a dire quelle etichette che hanno guadagnato un punteggio compreso tra 20/20 e 18/20, ma che non hanno per questo esitato ad attribuire il voto assoluto - 20/20 - a due produttori. Sul podio dell'eccellenza svettano infatti il Barolo Ciabòt Mentin Ginestra 1999 di Domenico Clerico e il toscano Caberlot 2000 de Il Carnasciale.
Un primato in classifica che riflette peraltro la sfida sotterranea tra Piemonte e Toscana che attraversa l'intera Guida. Una sfida che vede vincitore assoluto il Barolo, presente con ben 35 etichette su 152 premiati, a conferma di una tendenza registrata anche dalla Guida concorrente del Gambero Rosso Slow Food. D'altra parte, basta guardare ai confini dell'eccellenza assoluta, tra le etichette registrate con 19.5/20 per trovare di nuovo 4 Barolo, con le sole intrusioni del poderoso Amarone, gioiello veneto di Dal Forno e del Tua Rita di Redigaffi, un elegante supertoscano. Quanto ai bianchi, bisogna "scendere" fino a 19/20 per trovare le meraviglie aromatiche dell'Alto Adige Gewurtraminer Kobelhof 2002 di Hoffstatter, mentre il Friuli, da sempre coccolato dalle Guide sembra uscire un poco ridimensionato .
«Abbiamo rinnovato la Guida e la risposta degli appassionati, ma anche dei produttori, tutti con noi a Firenze, mi sembra lusinghiera», precisa soddisfatto Enzo Vizzari. «Soprattutto credo che le nostre classifiche rispondano anche a un'operazione culturale sulla produzione enologica in Italia. Coi due curatori abbiamo infatti puntato sui vini che hanno scelto di "essere se stessi". Vale a dire niente vini costruiti per simulare un approccio tutto muscoli, ma nemmeno esasperazioni sul frutto. Credere nella tipicità, senza per questo gettare via la modernità, ci è sembrata un'operazione più che mai indispensabile in un momento di appiattimento complessivo, oltre che di crisi di mercato».

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