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Il Messaggero

Vino conteso - Aiuto, la Toscana ci ruba il Sagrantino ... In barba ai proclami sulla biodiversità e con un passaggio stile tagliaerba sui fiori del federalismo solidale, la Toscana agguanta il più prezioso dei nettari umbri, il Sagrantino di Montefalco. Ci riesce con un abile decreto regionale (del 27 agosto 2004) approfittando di un principio antico che recita così: le coltivazioni di vitigno (come lo è il Sagrantino) si possono trasferire di Provincia in Provincia. E così, partendo da Montefalco, si è arrivati prima ad Arezzo e quindi in tutta la Toscana dove ora si può coltivare Sagrantino. Con lo stesso innesco, in teoria, si potrebbe arrivare fino in Val D’Aosta, attraverso una sorta di catena di Sant’Antonio. Il dispetto messo a segno non trova spiegazioni nelle tante dichiarazioni d’intenti degli amministratori toscani. Tutti pronti a parlare di rispetto dei prodotti a marchio d’origine, tutti impegnati (pure con le unghie) a difendere il maialino autoctono e il pisello territoriale. E poi capaci di rubare il Sagrantino umbro. Due dubbi: almeno con le Regioni amiche come la Toscana non ci doveva essere un patto d’onore? E dov’è finito chi difende i prodotti umbri? Qualcuno sospetta che si è voluto accontentare qualche grosso produttore impegnato ad allungare la sua lista, chiudendo addirittura due occhi.
Nel 1971 solo pochissimi producevano il Sagrantino e ancora meno credevano nel progetto di Arnaldo Caprai (portato a compimento dal figlio Marco) di farne diventare uno dei primi vini d’Italia. Oggi il motto Genius Loci, modo semplice con cui i latini individuavano qualcosa di straordinario e unico legato ad un luogo, pare andato a farsi bedenire. Chissà se per una volta la Terza Provincia, quella di Foligno-Spoleto sarebbe stata utile: i folignati avrebbero ceduto ai cugini perugini al massimo il bicchiere della staffa. Mai il vitigno.

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