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Il Messaggero

I sorsi e i morsi della vita, uno spettacolo ... Il segreto di film straordinari come Sideways consiste nel non avere segreti. Si esce dalla sala esilarati da due ore di rara intensità emotiva, eppure non si saprebbe spiegare perché. Dov’è il trucco di questo film in cui tutto è normale ma nulla va come dovrebbe, proprio come nella vita? Cosa rende le irresistibili peripezie di Miles e Jack così buffe, amare, assurde, a volte quasi dementi ma in fondo logiche, familiari, inevitabili, insomma vere? La regia è sapiente quanto invisibile, la foto abbastanza qualunque, la storia di taglio così classico che sembra quasi di conoscerla già. Ci sono due amiconi oltre i quaranta che come molte vecchie coppie di amici non hanno praticamente nulla in comune. C’è un evento da festeggiare il più spaccone si sposa, l’altro non si è mai ripreso dal suo divorzio e c’è una vecchia spider che li scarrozza per una settimana fra i vini e i vigneti della California. In un susseguirsi di vicissitudini enologico-amorose destinate ad esasperare le differenze e i conflitti fra Jack e Miles.
Miles (un impagabile Paul Giamatti), l’aspirante scrittore con un manoscritto rifiutato da tutti gli editori e un divorzio traumatico alle spalle. Miles, che da cultore di vini vuole festeggiare le nozze dell’amico iniziandolo ai piaceri e ai misteri di Bacco. Miles che detesta le uve “facili” («Se bevono Merlot me ne vado!»), ma ha una vera adorazione per il Pinot, vino esigente, delicato che richiede a chi lo fa e a chi lo beve dedizione infinita. E Jack, attore di secondo piano che non distinguerebbe il Tavernello da un Sassicaia ma arpiona ogni ragazza che passa (un Thomas Hayden Church travolgente di energia e di idiozia). Jack che “degusta” col chewing gum in bocca e trasforma il loro viaggio fra maschi in una scorribanda erotica a senso unico (perché Miles non ha la voglia né la capacità di unirsi alle sue imprese, nemmeno quando conosce una ragazza altrettanto innamorata del vino, Virginia Madsen, che pare fatta per lui). Jack che ficca se stesso e l’amico nei più folli pasticci, ma ogni volta si salva e lo salva, o ne è salvato, perché in questa storia di amicizia e autodistruzione ognuno è il rovescio e il custode dell’altro. Ognuno ecco il miracolo finirà per spremere fuori da quel grappolo di contraddizioni che è l’amico il buono, non molto, che ancora conserva nel profondo di sé. E se insistiamo con le metafore vinicole non è che abbiamo bevuto troppo, è che il vino è il soggetto e insieme la chiave del film di Alexander Payne: meno amaro, meno disperato, dunque ancora migliore del precedente ( A proposito di Schmidt , con Jack Nicholson). Ma soprattutto capace, col suo passo distratto, di una verità emotiva sempre più rara nel cinema di oggi, specie americano. Il segreto di Payne, se segreto c’è, ciò che rende la sua regia “invisibile” così delicata e potente, consiste infatti nello spingersi sempre un po’ più in là del previsto. Non molto, giusto quanto basta a rendere ogni scena, ogni dettaglio, ogni personaggio, più vero del vero. Pensiamo alla madre di Miles addormentata sul divano a gambe larghe, una voglia impietosamente ben in vista. Alla reazione di spropositata violenza della ragazza ingannata da Jack. Alla capacità di rivelare ciò che accade davvero in un gesto o uno sguardo, sempre. Come per ricordarci che la vita è sempre più crudele, e generosa, di quanto ci si aspetti.

Se Sideways farà l’unanimità, l’altro grande film alcolico ...

Se Sideways farà l’unanimità, l’altro grande film alcolico dell’anno scatenerà un piccolo inferno. Parliamo di Mondovino di Jonathan Nossiter, trascinante documentario sul vino ai tempi della globalizzazione scoperto a Cannes 2004, come Fahrenheit 9/11 . Anche il vino infatti ha le sue guerre, silenziose ma non meno violente. Sono guerre fra produttori, americani ed europei. Fra paladini del gusto (anche qui comandano gli Usa, che tagliano le diversità e impongono vini tutti uguali). E fra grandi famiglie: in California i Mondavi o gli Staglin. In Italia gli Antinori o i Frescobaldi, che Nossiter mette nel mirino (rievocando, dei Frescobaldi, anche i trascorsi fascisti ...). Anteprima a Vinitaly il 7 aprile. Dal giorno dopo anche in sala. Prosit.

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