Il Messaggero

«Non è più il tempo dell’apocalisse...» ... Apocalypse Now ? Facciamo piuttosto Apocalypse Yesterday. Il tempo passa per tutti e anche Francis Ford Coppola, il più dotato, il più ambizioso e per molti versi il più temerario regista della sua generazione, ha deciso di cambiare. Anzi, di trasformarsi: da grande cineasta sempre sull’orlo della bancarotta a ricchissimo uomo d’affari (12 milioni di bottiglie di vino l’anno prodotte dai suoi vigneti della Napa Valley, California). Da cronista e mitografo del proprio tempo a pensoso guru proiettato nel futuro. Forse perché il presente gli piace poco. O perché, come dice lui stesso a chi gli chiede se rifarebbe Apocalypse Now sulla guerra in Iraq, «Non mi interessa. Sono molto più attratto dal divenire del genere umano, dalla sua coscienza, ovvero dalle ragioni per cui ripetiamo sempre gli stessi errori». Sta dicendo che approva questa guerra? «Dico che non dobbiamo aver fretta di giudicare. Facile condannare, ma solo il tempo ci dirà se è stata un bene o un male. E se siamo molto onesti dobbiamo ammettere che già oggi si profilano grossi cambiamenti in Medio Oriente. Certo che ogni guerra provoca morte e distruzione, ma qual era l’alternativa? Cosa avevano, prima, gli irakeni? Erano forse trattati come si deve dal loro governo? E come vivono oggi, in generale, i musulmani? Sono liberi, hanno lavoro, quanto guadagnano? Questo dobiamo chiederci. Ma non sono qui per parlare di politica». Infatti, torniamo al cinema. Come mai non è voluto apparire in “Mondovino”? «Perché con riprese e montaggio trasformi le persone come credi. E Mondovino è pieno di ottima gente, come Robert Mondavi, dipinta come pessima e viceversa. Un po’ nello stile Roger Moore, pardon, volevo dire Michael Moore!» ...