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Il Messaggero

Riviera Ligure di Ponente Pigato, un bianco vivace per orate e triglie… “Enologia e vitigni autoctoni: nuova frontiera o ritorno al passato?”. Questo l’oggetto del convegno tenutosi ieri in quel di Napoli, dove enologi di punta quali Riccardo Cotarella, Carlo Ferrini, Franco Giacosa, Lorenzo Landi e Luigi Moio hanno provato a ritessere le fila di un discorso oggi sempre più urgente in ambito enoico. Un tema che anche durante l’ultimo Vinitaly è stato pressoché costantemente sulla bocca di tutti, insieme a millanta argomentazioni: la Cina vicina – come qualcuno affermava in tempi non sospetti - l’economia che balla tra import ed export, i prezzi da rivedere. E ancora: la Sicilia che viaggia sempre bene – il suo padiglione risultava affollato da mattina a sera – e il Lazio che comincia finalmente a sollecitare narici, palati e tasche d’importatori d’ogni parte del mondo. Vitigni autoctoni come vecchia e nuova frontiera di vino italiano, si diceva intanto, allora sarà bene riassaggiare il Riviera Ligure di Ponente Pigato di Durin (11 euro), un bianco dai ricordi di agrumi, mela, fiori di acacia, ginestra, timo e camomilla. In bocca è fresco, sapido, minerale, vivace ma equilibrato: da provare con delle triglie di scoglio o su un’orata al cartoccio.

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