Il Messaggero

“Produzione alta? Facciano pure le analisi, non abbiamo aggiunto altre uve al Brunello” … “Come vivo il giorno dopo il ceffone? Serenamente, ma straincacchiato ogni volta che ci penso su”. Enrico Viglierchio, direttore generale di Banfi, una delle cinque aziende di Montalcino inquisite per irregolarità nel rispetto del disciplinare, tutto il Brunello 2003 bloccato in cantina dai magistrati, si sfoga così: “Non contesto certo i giudici, ma il fatto che s’è persa la logica del buonsenso. Con misure cautelari attivate su una presunzione di reato, ma con un danno immediato che ricade poi non solo sui presunti autori del fatto, ma su oggettivi innocenti”.
Che vuol dire questo?
“Se blocchi in cantina centinaia di migliaia di bottiglie, ne blocchi per intero l’attività, fondata sulla rotazione lenta ma inesorabile delle partite di vino pronte e in affinamento. La macchina si ferma tutta. Sul piano economico il botto è tremendo. E quando tutto sarà chiarito, il danno sarà fatto”.
Provi a chiarire lei: nel suo Brunello ci sono, o no, altre uve oltre al Sangiovese ammesso?
“No. Non ci sono. Il nodo del nostro caso è: la produzione di quantità di uve, in certe vigne, più alte dei limiti da disciplinare, o l’averle rese più alte sulla carta per coprire l’uso di altre uve. Ma non è così: fate pure tutte le analisi che volete!”.
Il suo Brunello è Brunello, insomma?
“Sì. A parte quel che è noto, cioè che è concesso l’uso di mosti rettificati, che quelli non sono tutti fatti della stessa uva, che il loro impiego è legale, e che tracce dunque… Ma tutti lo sanno”.
Se è vero, come qualcuno dice, che tutto è nato dall’esposto di un “collega” che fa Brunello, come lo giudica, visti gli esiti?
“Se è vero, ma non voglio crederci, secondo me, scala uno a cento, è un c… calibro centomila”.