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Il Mondo / Corriere Della Sera

Cantine in vetrina tra cultura e business ... C’è chi, come la Sertoli Salis di Tirano (Sondrio), chiama museo le stanze semivuote del palazzo di famiglia con qualche documento personale incassando un biglietto di ingresso oltre al costo dell’eventuale degustazione di vini valtellinesi in cantina. Ma di ricchi musei del vino l’Italia è piena e non sempre sono strettamente sinergici al business delle relative case produttrici. Fanno piuttosto parte dell’amore per la terra e per la cultura della vite degli operatori del settore. Con collezioni private, raccolte con grande cura e impegno di decenni se non di generazioni, anche di livello mondiale.
Come il Museo Martini di storia dell’enologia di Chieri, Torino (nella foto), nel primo stabilimento del gruppo, con ingresso gratuito. Oppure il museo del vino Lungarotti, costituito nel 1974 e oggi gestito dalla omonima fondazione umbra che ha sede nel palazzo Graziani Baglioni a Torgiano, con 2.800 oggetti, a cominciare dai reperti ittiti.
Tra gli ultimi inaugurati, quello di Gianni Zonin, imprenditore del vino veneto, che ha una grande collezione di strumenti legati alla sua passione nella sede di Gambellara (Vicenza) e che ha appena aperto a Rocca Montemassi (Grosseto) il Museo della civiltà rurale di Maremma, con oltre 3 mila oggetti e documenti, esposti nella nuova tenuta del gruppo.

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