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Il Mondo

Ferrari stappa la generazione export... Non solo un passaggio generazionale. Nel momento in cui hanno preso
in mano il timone del gruppo, rilevando dagli zii le responsabilità
operative, Marcello, Matteo e Camilla Lunelli, i giovani cugini della
famiglia trentina che produce lo spumante Ferrari, hanno anche
ricevuto un mandato: crescere. Non è una passeggiata per una azienda
che fattura 48 milioni di euro e già rappresenta il 27% del mercato
italiano delle bollicine prodotte con il metodo classico. Ma per i
nostri eroi, dalla mascotte Camilla, responsabile della comunicazione
del gruppo, a Marcello, 38 anni, successore di Mauro nel ruolo di
enologo numero uno della Ferrari, a Matteo, 31 anni, il finanziere
della famiglia che ha assunto i gradi di ad del gruppo e di
vicepresidente delle cantine Ferrari, è una sfida da non perdere.
«Siamo convinti che ci siano spazi di crescita importanti,
rappresentati da nuove occasioni di consumo», dice al Mondo Matteo
puntando sul nuovo ruolo delle bollicine: «non più solo per la festa,
ma anche per l'aperitivo e per accompagnare tutto il pasto». Ma non
solo. L'altra carta che la terza generazione dei Lunelli vuole
giocare è quella dei mercati esteri che oggi rappresentano solo il
10% del fatturato aziendale: «In un mercato mondiale del vino, un
grande marchio come il nostro non può non essere in tutto il mondo»,
afferma Matteo, reduce da trasferte promozionali in Giappone e Mosca.
«E' un lavoro difficile perchè siamo un prodotto di fascia alta, ma
il nostro obiettivo di lungo periodo è di portare oltre frontiera 1
milione di bottiglie, raddoppiando in pratica la nostra attuale quota
di export».
Matteo per tre anni si è fatto le ossa accanto al vulcanico zio Luigi
(detto Gino), oggi presidente della casa spumatistica e della
Vinifin, la holding di partecipazioni (nel grafico) controllata dalla
famiglia: i quattro fratelli Franco, padre di Marcello, Giorgio,
padre di Matteo (e di Chiara non coinvolta nell'azienda), Mauro,
padre di Camilla (e di Alessandro) e Gino hanno quote paritetiche,
mentre la sorella Carla possiede una partecipazione del 5%. Cuore
della Vinifin sono appunto le bollicine trentine che Bruno Lunelli,
nonno di Camilla, Matteo e Marcello, rilevò nel 1952 dal fondatore
Giulio Ferrari, quando la cantina produceva non più di 9 mila
bottiglie. Oggi le bottiglie sono 4,5 milioni e alimentano per l'80%
il fatturato consolidato del gruppo Lunelli, pari a circa 60 milioni
di euro a fine 2004. Accanto all'ammiraglia del gruppo stanno
crescendo altre realtà agricole che producono vini fermi in Trentino
(Lunelli), in Toscana (Tenuta podernovo) e Umbria (Tenuta
Castelbuono), oltre all'azienda di acqua minerale Surgiva (50 milioni
di bottiglie, solo in vetro, l'anno) e alla distilleria Segnana, uno
dei marchi storici della grappa (250 mila bottiglie l'anno). Immobili
(con recenti iniziative in Romania) e partecipazioni di minoranza in
realtà significative per la regione come la Coster (leader mondiale
in tecnologie speciali di cui Vinifin detiene il 30%) o la
Finanziaria trentina (realtà in cui i Lunelli sono a braccetto con
altri imprenditori del territorio come Marangoni, Zabele, Briosi),
completano la mappa del gruppo (arretrato del 23 dicembre 2005).

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