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Il Mondo

Vendemmia targata Fiat ... Quello della vendemmia 2007 sarà un Brunello di Montalcino da collezione. Così ha sentenziato la specia1e commissione di enologi che
ha assegnato cinque stelle, e cioè il massimo punteggio, all’ultima annata del celebre rosso toscano, tra i simboli del made in Italy nel mondo. Il rating 2007 è stato immortalato nella tradizionale formella di ceramica che si può ammirare sulle mura dei duecentesco palazzo comunale, firmata quest’anno dal Centro stile Fiat, su un’idea del designer Roberto Giolito. Rappresenta una mappa del territorio di Montalcino, dal quale emergono il modellino di una Fiat 500 e una bottiglia di Brunello: ovvero il rosso galeotto che, per
confessione dello stesso Sergio Marchionne, all’alba dei 43 anni, ha trasformato l’ad del gruppo automobilistico torinese da triste astemio a felice estimatore di grandi vini. Si scoprirà tra cinque anni se davvero il Brunello 2007, che entrerà in commercio nel 2012, sarà un campione. Per ora gli amanti di questo Sangiovese di razza, da godere insieme a piatti importanti, ma perfetto (e forse anche meglio) in compagnia di formaggi e salumi comme il faut, possono divertirsi a giudicare l’ultima annata messa in bottiglia, il 2003 (già prenotata in buona parte dal mercato statunitense). Casanova di Neri e Poggio di Sotto, Lisni e Banfi, Castelgiocondo e Poggio Antico, La Poderina e Fattoria dei Barbi, La fuga e San Filippo, Donatella Cinelli Colombini e Corte Pavone, Campogiovanni, Nuova Scopone, Greppone Mazzi, Silvio Nardi, Pian delle Vigne, Castello di Romitorio (che ha appena affidato a Carlo Ferrini,
enologo superstar, la cura del suo Brunello: sono tra le cantine più valide tra le 250 aziende che si dividono i vigneti della pregiata terra di Montalcino. D’altra parte, le performance e la fama del Brunello, alimentate da vendemmie eccellenti come il 2001, superano in scioltezza anche le annate meno favorevoli. Come per esempio il 2002 (rating: due stelle), anno in cui la produzione si è dimezzata, senza però impedire l’uscita di alcuni prodotti che, pur non avendo gambe per invecchiare, si fanno rispettare nel bicchiere. Non solo. C’è perfino chi, in barba alla critica, ha deciso di sfidare il mercato sfornando addirittura una riserva di Brunello 2002: 15 mila bottiglie in totale, frutto di una selezione grappolo per grappolo. Chi è il temerario? Il conte Francesco Marone Cinzano proprietario della Tenuta Col d’Orcia, una delle aziende storiche di Montalcino, e anche presidente del Consorzio del Brunello. Insomma tutto è possibile a Montalcino. E nessuna meraviglia se, aprendo una bottiglia di dieci anni e più, il bicchiere regala ancora vivezza, eleganza, emozione. Il Brunello, se ben fatto, dà il meglio di sè quando non è più un ragazzo. Ed è capace di sorprendere. Ne sa qualcosa chi ha avuto il privilegio di stappare vecchie annate di una maison che ha fatto la storia del Brunello come Biondi Santi o di Gianfranco Soldera.

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