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Il Mondo

L’agroalimentare siculo e le poltrone che contano ... Una vera rivoluzione. Così è stata presa in Sicilia, ma sarebbe stato lo stesso in buona parte d’Italia e d’Europa, la nomina contemporanea di due donne imprenditrici ai vertici della più importante istituzione economica (e non solo) dell’isola. Da qualche giorno Maria Luisa Averna e José Rallo sono entrate nel consiglio di amministrazione del Banco di Sicilia, nel cui board il rosa non aveva mai trovato spazio. Ma chi sono Averna e Rallo? E quali realtà imprenditoriali rappresentano?
Ambedue sono esponenti di uno dei comparti trainanti dell’isola: l’agroalimentare. Maria Luisa Averna è presidente con deleghe operative del gruppo omonimo, che ha sede a Caltanissetta e oggi include non solo lo storico amaro, leader di mercato in Italia, ma anche i dolciumi della piemontese Pernigotti, le grappe Villa Frattini e, sia pure solo per la distribuzione, i liquori della Casoni, tra cui il noto Amaro Braulio. Nato a metà dell’Ottocento (in origine gli Averna erano importanti commercianti di tessuti e proprietari terrieri), il gruppo fattura 200 milioni per il 20% generato dalle esportazioni. Nella sua storia le donne hanno già in passato rivestito un ruolo di primo piano. Nel 1923 fu Annamaria Ceresia, vedova di Francesco Averna, a prendere il timone dell’azienda e a reggerlo per molti anni alla morte improvvisa del marito.
José Rallo, dopo studi a Pisa ed esperienze nelle maggiori società mondiali di consulenza aziendale, è tornata a vivere in Sicilia impegnandosi nell’azienda di famiglia: la Donnafugata, che conta un secolo e mezzo di vita e che da Marsala si è ampliata alle vigne di Contessa Entellina e all’isola di Pantelleria. Proprio grazie a José Rallo, è diventata un esempio: produce vini di qualità (come il bianco Chiarandà e i rossi Tancredi e Mille e una notte), ma rispettando l’ambiente e valorizzando il territorio. Inoltre, sostiene interventi archeologici e culturali, utilizza energie rinnovabili e si impegna a valorizzare le biodiversità, promuove il lavoro femminile (in azienda il 45% è donna) e aiuta progetti di microcredito.
Il vino è uno dei simboli della nuova Sicilia. Con 118mila ettari a vigna, rappresenta il 17% del patrimonio nazionale. Anche se non manca una quota di produzione scadente, venduta sfusa, l’ascesa qualitativa è notevole. In parte dovuta al lavoro fatto su vitigni plurimillenari, dall’Inzolia al Grillo, dal Cataratto al Nero d’Avola. In parte dovuta all’importazione di vitigni internazionali. Le aziende note sono numerose. Si va da antiche famiglie nobili, è il caso dei Tasca d’Almerita, a famiglie da lungo tempo interessate al vino, come i Rallo appunto oppure i Planeta, a produttori giovani, ma già apprezzati come la Calatasi di Maurizio Micciché, che ha abbandonato lo studio medico per dedicarsi anima e corpo all’uva e ora ha vigne non solo nell’isola, ma anche in Puglia e Tunisia.
In questo panorama José Rallo non è l’unica donna del vino. Ce ne sono tante altre, come Gaetana Jacono, che ad Acate produce un delizioso Cerasuolo di Vittoria, l’unico vino siciliano che si può fregiare della Docg. A valorizzare il vino siciliano hanno contribuito anche molti imprenditori venuti dal continente e perfino dall’estero. Tra di loro Antonio Moretti, toscano, industriale tessile di successo, titolare ad Arezzo della Tenuta Sette Colli dove produce Supertuscan, da poco proprietario della Orma di Bolgheri, che a Noto, la patria del barocco, possiede l’azienda Feudo Maccari. Dove il toscano Moretti ha riproposto la coltivazione ad alberello, portata nell’isola dai greci, che necessita di un costoso e competente lavoro manuale ma dà vini eccellenti, “Sontuosi come il Saia, nella cui bottiglia c’è tutta la storia austera e tenace della Sicilia, in cui si concentra la forza del terroir e la sapienza dell’enologo”, spiega Luciano Pignataro, forse il maggior conoscitore di vini meridionali, sicuramente l’esperto che più sta contribuendo al loro rilancio. In rialzo sono anche le fortune di vini come il Marsala e il Passito di Pantelleria, dove l’apice della qualità è raggiunto dalle produzioni di Vecchio Samperi, Pellegrino, Rallo, Florio per il Marsala e Abraxis, Colosi, Donnafugata, Murana, Nuova Agricoltura per il Passito...

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