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Il Mondo

Ubriachi di vendemmie ... Tanto vino dalle campagne pugliesi, ma anche pasta, pane, formaggi, olio e... Dossier Puglia. La regione attrae professionisti con la passione della viticoltura e torna alle produzioni classiche... “Non ho mai fatto nulla senza un coinvolgimento emotivo. Ho sempre avuto la passione del vino, ma l’ho sempre nascosta in un angolino riservato, finché non ho potuto realizzare qualcosa di veramente serio”. Beppe di Maria, imprenditore pugliese nel settore automobilistico dal ’78, dal 2002 si è dedicato anche al suo nuovo progetto, arrivato ormai a maturità: la Cantina Carvinea. A Carovigno, negli antichi possedimenti dei principi Dentice di Frasso, con la collaborazione di Riccardo Cotarella, enologo di fama internazionale, dopo un lavoro lungo e profondo cominciato con lo sbancamento dei terreni, ora di Maria produce quattro vini (Sierma, Frauma, Sorma e Merula) da vitigni non autoctoni ma ottimamente ambientati: Montepulciano, Aglianico del Vulture, Petit Verdot. Quattro referenze destinate al mercato di nicchia italiano ma anche all’estero: nel mirino della Carvinea ci sono la Russia, la Germania, New York, dove le quattro referenze arriveranno da Cipriani tramite Luca Maroni. Il caso di Beppe di Maria non è isolato in Puglia e nell’intero Mezzogiorno. Da imprenditori cresciuti a Silicon Valley, come Claudio Quarta, a economisti come Nicola Rossi il vino locale di qualità è sempre più appannaggio (ma non solo) di pugliesi viticoltori per vocazione. Talvolta, come Alberto Longo, partner di Kpmg, hanno messo sul mercato vini sconosciuti fuori dalla loro stretta area di produzione: il suo Cacc’e mitte, da uva Sumarello, rinato dal recupero della tradizionale e rarissima forma di coltivazione dell’uva a pagliarello. Peraltro, era stato un farmacista colto come Cosimo Taurino, negli anni 80, a riuscire ad affermare, con la collaborazione dell’enologo Severino Garofano, vini di alta classe del Salento (dal Primitivo al Negramaro alla Malvasia Nera) per secoli violentati dalla destinazione a vino da taglio, molto alcolici, da pagare un tanto a grado. “Non si tratta di una moda né di un caso questo ritorno della borghesia meridionale alle ragioni della terra. Il più delle volte è un bisogno fisico, ne deriva un equilibrio interiore perfettamente integrato con quello naturale”, spiega Luciano Pignataro, il cantore per antonomasia della rinascita enologica meridionale, autore del recente bestseller “101 vini da bere almeno una volta nella vita spendendo poco”. Il lavoro di pionieri come Taurino (ma anche, per esempio, dei Leone de Castris) ha avuto ricchi frutti. Lunghissimo sarebbe l’elenco dei produttori di qualità pugliesi. Un caso singolare è quello del D’Araprì, tre amici di San Severo appassionati di champagne che trent’anni fa hanno deciso di creare una tradizione meridionale di metodo classico. E se, per parlare di tradizione, forse è ancora presto, di sicuro la loro tecnica di spumantizzazione ha raggiunto vette di eccellenza. Rimanendo più ancorati alla storia vinicola della regione, dal Nord al Sud della Puglia (anzi, delle Puglie, come si chiamavano in passato, proprio per le schiette differenze territoriali), si pensi alla D’Alfonso del Sordo, per l’area del Nero di Troia, con il Guado San Leo Daunia rosso. Per il Castel del Monte alla Rivera di Andria, con il superbo Falcone riserva rosso. Con un tuffo nei bianchi per il Vallone Valle d’Itria, nell’area di Locorotondo, dei Pastini. Tornando ai rossi austeri, al Primitivo, si punti all’Archidamo dell’Accademia dei Racemi o al Madrigale del consorzio dei produttori di Manduria. E per il salentino Negroamaro al Graticcia prodotto dalle sorelle Vittoria e Maria Teresa Vallone. O, per rimanere nell’area più naturalmente elegante della Puglia, il tacco salentino, al Salice Salentino dell’azienda Candido. Purtroppo, non sempre il mercato, preda delle mode e delle congiunture, premia la qualità (e l’ottimo rapporto con i prezzi) raggiunta dai vini pugliesi. “Quest’anno, i produttori sono ottimisti per le prospettive di vendemmia, cominciata sotto i migliori auspici”, rilevano alla federazione vitivinicola regionale di Confagricoltura, presieduta da Alessandro Candido, “ma non sono previsti sbalzi in avanti nelle quotazioni di uve e vini, che si assesteranno ai livelli dello scorso anno, difficile, o, in alcuni contesti, purtroppo, su livelli leggermente più bassi”...

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