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Il Mondo

Sui colli vince la qualità ... L’offerta è migliorata e le aziende puntano sulle denominazioni tradizionali... “Rorna è un mercato trainante rispetto al resto d’Italia, grazie
anche alla presenza di istituzioni e ambasciate: ciò garantisce alla ristorazione un trend rassicurante pure in un contesto difficile”. Antonio Santarelli, proprietario della Casale del Giglio, azienda vitivinicola di Le Ferriere (Latina) ai vertici del vigneto laziale, offre una chiave di lettura nel complesso positiva dell’ enogastronomia laziale. “Soffia inoltre a favore la nuova coscienza ambientale che suggerisce la scelta di prodotti a chilometro zero e il consumo di vini del territorio, spingendo i ristoratori a dare maggiore spazio nelle loro carte alle etichette locali, caratterizzate da un miglior rapporto qualità prezzo rispetto a vini blasonati di altre regioni, a vantaggio del conto finale del cliente”. Santarelli è un sostenitore convinto della qualità locale: “L’offerta dei vini laziali è molto migliorata nell’ultimo decennio: oggi ci sono almeno cento buone etichette nella regione”. La sua cantina, per esempio, esprime vini di valore come i rossi Mater Matuta e Madreselva, il bianco Antinoo e l’ultimo nato da uve Viognier. “E chiaro che si può fare di più, recuperando anni di inefficieza, puntando soprattutto a legare i nostri vini alla cucina romana, ma il Lazio sta rialzando la testa e le aziende che si danno da fare crescono”. Così è per Casale del Giglio. Ma non solo. Protagonista di un grande lavoro sulla strada della qualità è anche Fontana Candida a Monte Porzio Catone (due passi da Roma), cantina di proprietà del Giv, il maggiore gruppo del mercato italiano. Leader nella produzione di Frascati (il primo vino a ottenere la Doc nel 1966), la storica vinicola diretta da Mauro Merz si confronta con una denominazione che ha problemi di immagine e non attraversa un facile momento: “Il vigneto Frascati si sta restringendo e ciononostante si fa fatica a proporre il vino a prezzi remunerativi per le aziende produttrici”, racconta Merz, dall’alto dei suoi 4,5 milioni di bottiglie che comprendono ottime etichette, come il Frascati superiore Luna mater o il Terre dei Grifi. Da qui un progetto finalizzato a elevare la qualità delle uve prodotte dai 200 viticoltori che da sempre conferiscono il vendemmiato all’azienda (che conta anche 25 ettari di proprietà), i quali hanno oggi un agronomo a loro disposizione: “Abbiamo impostato un percorso virtuoso che prevede, tra l’altro, una remunerazione crescente delle uve, in funzione di predeterminati parametri di qualità”, spiega Merz. Con la vendemmia 2012 il Frascati superiore potrà fregiarsi della docg. Un sigillo che già possiede il Cesanese, rosso fragrante oggi in grande spolvero. Macciocca e La Visciola sono tra le cantine emergenti su questo tavolo. Ma tra i migliori interpreti del Cesanese, con le due premiate etichette Amarasco e Rubillo, c’è anche la blasonata Principe Pallavicini, presente nel Lazio da oltre quattro secoli, titolare, tra l’altro, del più grande vigneto privato nella zona del Frascati. Sotto la guida della principessa Maria Camilla Pallavicini, l’azienda ha avviato un ambizioso progetto di ricerca e valorizzazione della viticultura laziale, con il concorso del neo dg Claudio Latagliata e la collaborazione dell’ enologo Carlo Ferrini, che per la prima volta si misura in Lazio affiancando i tecnici della maison. Dalla novità alla tradizione, il Marino è un’altra denominazione che più laziale non si può. Qui domina Gotto d’oro, la maggiore coop della regione, che rappresenta 1’ 80% della denominazione. “Il sistema è in tensione ma si può crescere con il servizio e la massima prontezza nel rispondere agli ordini”, dice il presidente Luigi Caporicci, rivendicando la progressiva crescita qualitativa di questo vino facile e familiare. Mottura, Paolo D’Amico, Le coste sul Lago, Migrante, Marco Carpineti: solo alcuni altri validi protagonisti del vigneto laziale, tra i cardini del patrimonio enogastronomico della regione.

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