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Il Secolo Xix

Rivoluzione tecnologica tra i vigneti. Metti in tavola il vino che viene dallo spazio. I satelliti guideranno la vendemmia. Ma i produttori si dividono: "Meglio fidarsi del naso" ... C'è la vendemmia notturna, al chiaro di luna,
inventata da Donnafugata e adottata ora anche da altre aziende siciliane per non esporre le uve e chi le raccoglie al clima rovente dell'isola. C'è la vendemmia meccanizzata, che in queste settimane sta contagiando la zona del Bordeaux e supplisce alla mancanza di braccia con le macchine vendemmiatrici che rastrellano i vigneti dei più blasonati "chateaux". Ma queste sono solo piccole rivoluzioni nel millenario rito della raccolta delle uve. Nella vita del vigneto, annunciano gli scienziati, sta per irrompere ben altro: l'alta tecnologia, l'innovazione più sofisticata, quella delle telecomunicazioni e dei satelliti. E si può già ipotizzare che presto sarà un satellite a dettare i tempi e le modalità della vendemmia, dove anticipare o ritardare la raccolta, quali grappoli selezionare. «L'Agenzia Spaziale Europea sta predisponendo l'uso del satellite nella gestione dei vigneti», rivela Mario Fregoni, titolare della cattedra di Viticultura all'Università Cattolica di Piacenza. E aggiunge: «In California lo fanno già». Della vendemmia satellitare il professor Fregoni ha parlato nei giorni scorsi, prospettando uno scenario avveniristico, a una platea affollata di produttori di vino italiani, convenuti a Cortina per Vinovip, una sorta di Cernobbio del Vino organizzata da "Civiltà del Bere" e da Verona Fiere/Vinitaly. «I satelliti disegneranno mappe accurate dei vigneti e forniranno informazioni dettagliate anche sui grappoli, sul colore, sulla gradazione zuccherina e sul'acidità delle uve - ha spiegato lo scienziato - anche noi dovremo adattarci alle vendemmie meccaniche. Sulla vendemmiatrice ci saranno strumenti che, collegati con la cantina, daranno un quadro della
situazione in tempo reale, metro per metro. In questo modo si protranno avere svariate informazioni, dalla produzione del vigneto allo stato di maturazione delle uve. In prospettiva si potrà arrivare a controllare la Doc, la denominazione d'origine». Nel piantare e coltivare la vite gli agricoltori sono ancora oggi prevalentemente empirici. «Prevale ancora la
nasologia - ironizza Fregoni - quanti, ad esempio, studiano gli effetti del clima
o dell'escursione termica fra notte e giorno sulla maturazione delle uve ? Con questo clima che cambia, invece, dobbiamo prepararci. Se è vero che il vigneto avanza ogni anno di tre chilometri verso nord, dobbiamo prevedere dei cambiamenti: si dovrà cominciare ad abbandonare le pianure, a risalire le colline, a gestire diversamente le varietà, ad anticipare le vendemmie, a dosare nel modo giusto l'irrigazione delle viti». Anche in Italia, comunque, qualcuno ha già cominciato a sperimentare la tecnologia satellitare. E' il caso di Jacopo Biondi Santi, nome storico del Brunello di Montalcino. «Abbiamo fatto una mappatura fotografica delle aree delle nostre aziende e abbiamo analizzato il terreno -
racconta il produttore toscano - in particolare ci siamo avvalsi di un satellite della Nasa per effettuare la stratigrafia del terreno fino a
una profondità di 18 metri». Ma la vendemmia pilotata dal satellite per ora appare più come una proiezione fantascientifica che non come un'opportunità concreta. E c'è anche chi, come Giacomo Tachis, il più autorevole enologo italiano, protagonista della rinascita del vino toscano e ora appassionato sostenitore dei vini delle isole, fa appello alla «sacralità» del vino nel sottolineare la ritualità «quasi religiosa»
della vendemmia. «L'innnovazione è sempre utile se presa cum grano salis - osserva - e l'impiego del satellite può servire per avere un quadro complessivo della situazione del vigneto. Ma per vedere lo stato del grappolo, bisogna scendere con i piedi per terra: la viticultura di precisione, per me, vuol dire andare nel vigneto a vedere le cose come stanno». Tachis non esclude che presto anche fra le vigne delle Langhe e
del Chianti a raccogliere le uve arrivino le macchine vendemmiatrici. «Ma c'è da augurarsi - aggiunge - che prima del loro passaggio la mano
dell'uomo abbia provveduto a selezionare e cogliere i frutti migliori». E commentando questa annata 2003, condizionata da una siccità che ha spinto in alto la gradazione zuccherina delle uve, ma ha abbassato in certi casi il tasso di acidità, che pure serve per la durata del vino, il guru Luigi Veronelli, a dispetto di tecniche, studi e innovazioni, avverte: «Le performances migliori verranno dalle viti vecchie, che nel tempo si sono attrezzate a recuperare la poca acqua disponibile e che quest'anno daranno grandi vini».

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