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Il Sole 24 Ore

Apello del vino Chianti alla Regione: produzione giù, anticipare la vendita … Le giacenze in cantina mai così basse dal 2005: così il rischio è di uscire dalla Gdo… Nelle cantine le scorte di Chianti non sono mai state così basse da quindici anni a questa parte. E siccome le vendite vanno bene, sia nella grande distribuzione che nei ristoranti, non c'è che una soluzione: quella dí mettere in commercio con anticipo l’annata 2021. Ed è proprio questo che il Consorzio di tutela vino Chianti ha chiesto alla Regione Toscana, anticipare di due mesi, al 1 gennaio 2022, l’immissione sul mercato della nuova annata. Un’eventualità espressamente prevista dal disciplinare, che concede appunto fino a due mesi di anticipo e due di posticipo. L’iniziativa - dice il Consorzio - potrà essere adottata in modo volontario da parte delle aziende, e sarà possibile per quelle produzioni che avranno già acquisito le caratteristiche qualitative previste dal disciplinare di produzione. La vendemmia 2021 non è stata delle migliori. I primi riscontri provenienti dalle cantine sociali indicano perdite dei conferimenti di uve fra il 30% e il 35%. Colpa del combinato disposto tra le gelate dello scorso aprile e la siccità patita nei mesi estivi. Di conseguenza, le uve del Chianti hanno raggiunto quotazioni fra i 90 e 1105 euro al quintale, contro i 55-70 euro del 2020. Se la nuova annata non venisse sbloccata in anticipo, le giacenze ai minimi potrebbero le cantine toscane di fronte a un dilemma: a chi consegnare le poche bottiglie rimaste, ai supermercati o al ristoranti? La ristorazione, è chiaro, garantisce margini di guadagno ben più alti. Ma la Gdo è quella che ha salvato i bilanci dei produttori durante la pandemia, quando bar e ristoranti erano chiusi. Nel caso del Chianti, lo sbocco nei supermercati ha consentito alle cantine del consorzio di chiudere il 2020 con il 2% in più di vendite rispetto al 2019. “Non possiamo far uscire il Chianti dagli scaffali della grande distribuzione, altrimenti rischieremmo di venir rimpiazzati da altre denominazioni concorrenti - dice il presidente del Consorzio, Giovanni Busi - perché per rientrare sugli scaffali occorrerebbe molto tempo”. Anche quest’anno il bilancio del Chianti dovrebbe chiudersi in attivo: “Mancano ancora le indicazioni di un mese importante per le vendite come è quello di dicembre - dice Busi - ma nel 2021 potremmo crescere del 5%”. Il presidente del consorzio però non è contento: “Sono cinque anni che non torniamo ai nostri livelli ottimali di produzione. Nel 2017 la siccità ci ha fatto produrre il 40% in meno, nel 2018 abbiamo perso il 20%, l’anno scorso per colpa delle gelate abbiamo perso il 15% e con questa vendemmia la perdita sarà del 25%”.

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