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Il Sole 24 Ore

I vini italiani di pregio conquistano spazi nelle aste internazionali … All’ultima asta dei vini pregiati della Borgogna, lo scorso novembre, una barrique da cui si ricavano circa 300 bottiglie è stata aggiudicata per 800mila euro. Uno degli ultimi record di un mercato che dopo essere uscito dal perimetro del ricco collezionismo, diventando anche riserva di caccia di risparmiatori che scommettono sul valore economico dell’apprezzamento negli anni di un vino raro, ha un nuovo protagonista: l’Italia.
I vini tricolore si stanno ritagliando a livello internazionale spazi impensabili fino a dieci anni fa quando detenevano appena l’1% di un mercato dominato a livello globale dalle etichette francesi. Ancora non hanno raggiunto la vetta di un Domaine de la Romanèe Conti (20mila euro a bottiglia), prodotto in quantità così limitate da farlo diventare un bene molto conteso. Ma oggi, con una quota del 16% delle transazioni a livello mondiale, si sono collocati al terzo posto, dopo i vini Bordeaux e della Borgogna. Una scalata guidata dalle etichette toscane, con una quota del 50%, seguite da quelle piemontesi (40%) e poi dai vini di tutte le altre regioni (10%). E che ha modificato gli equilibri. L’Italia è entrata nel club.
E non a caso Oeno Group, il gruppo internazionale che dal 2015 opera nel campo degli investimenti del fine wine, ha aperto una succursale a Siena, la sesta nel mondo, dopo Londra, Bordeaux, New York, Madrid e Monaco; reclutando, come brand ambassador, Gabriele Gorelli, primo e unico Master of Wine italiano. “Assistiamo a un grande incremento della richiesta di vino italiano: sta acquisendo la storicità che quello francese possedeva già da tempo – conferma Gorelli –. Vediamo un grande fermento perché in Italia sta aumentando la consapevolezza del valore di bene rifugio del vino pregiato. È un investimento concreto, che garantisce rendimenti elevati. Del resto quando esce dalla cantina il vino non ha ancora raggiunto il picco gustativo, lo farà solo nel corso degli anni e ce ne vorranno almeno cinque”.
A misurare il polso del mercato è Liv-Ex (London International Vintners Exchange), la “borsa” dei vini pregiati. Negli ultimi 15 anni l’indice Liv-Ex 1000 ha riportato una crescita del 13,6% annuo. E secondo il Knight Frank Luxury Index, che rileva le quotazioni dei beni di lusso, negli ultimi dieci anni il valore dei vini pregiati è cresciuto del 147%, con rendimenti medi stimati da Oeno (che gestisce investimenti per oltre 70 milioni di euro) che negli ultimi tre anni hanno superato il 10% annuo. Una conferma arriva dall’attività delle aste di wines & spirits di Sotheby’s, che hanno chiuso il 2021 con un fatturato di 131 milioni di dollari, ma anche dal boom delle vendite di vini sulla piattaforma europea di aste online Catawiki: l’anno scorso con oltre 50mila bottiglie e una crescita del settore di quasi il 45% rispetto al 2020, il vino si è piazzato in pole position tra i beni più amati dagli italiani, insieme a opere d'arte moderna e contemporanea, gioielli, orologi e oggetti decorativi. Un exploit che ha fatto aumentare anche le truffe. “Per questo – spiega Gorelli – quando si decide di investire è bene affidarsi a gruppi che forniscono anche l’assicurazione contro le contraffazioni”.
Il vino italiano più scambiato è il Tignanello di Antinori. Poi, tra i toscani, tirano gli Igt SuperTuscan. E il balzo è dovuto anche all’apertura del settore agli investimenti dei piccoli risparmiatori. Fino a tre anni fa le etichette toscane regnavano incontrastate con una quota dell’85% delle transazioni. Poi anche i vini del Piemonte hanno cominciato ad attirare acquirenti, soprattutto per quanto riguarda quelli rari prodotti con il Nebbiolo. L’aumento dell’interesse degli investitori internazionali da un lato ha fatto lievitare i prezzi e dall’altro ha permesso anche a vini meno conosciuti all’estero, come quelli veneti, abruzzesi e umbri, di fare il proprio ingresso nel mercato.

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