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Il Sole 24 Ore

Ricerca made in Italy per le nuove vigne in penuria di acqua … Capofila del piano il leader del prosecco Villa Sandi con l’università di Milano… La ricerca scientifica è l’unica arma per contrastare i cambiamenti climatici e salvare le produzioni chiave del made in Italy agroalimentare. Un’annata caratterizzata da grande siccità come quella 2022 (non bastano le piogge di agosto per compensare mesi di deficit idrico) sta rendendo evidenti i vantaggi di alcune importanti sperimentazioni che si stanno portando avanti nel settore del vino made in Italy. Il Wine Research Team un gruppo di lavoro nato da un’intuizione del presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella e composto da 35 imprese vitivinicole espressione dei diversi territori italiani e che, insieme tecnici e ricercatori di fama internazionale sta portando avanti ricerche sull’evoluzione della qualità dei vini in un’ottica di cambiamenti climatici e di sostenibilità. Uno dei lavori più interessanti portati avanti dal Wine Research Team a partire dal 2017 ha coinvolto 14 aziende del gruppo di lavoro sulla sperimentazione di portainnesti più resistenti al calcare e in particolare alla scarsità di acqua. Il portainnesti è l’apparato radicale della vite che oggi nei vigneti europei è di origine americana. Infatti, tra la fine dell’800 egli inizi del ‘900 un’epidemia di fillossera distrusse i vigneti europei. La soluzione escogitata allora per salvare il vino nel Vecchio Continente fu quella di innestare la vitis vinifera europea (ovvero il tronco) sui portainnesti americani che si rivelarono resistenti alla fillossera. Quella soluzione è ancora valida oggi e anzi nel tempo ha conosciuto alcune evoluzioni. Una è rappresentata dai portainnesti “M”, sperimentazione avviata dall’Università di Milano e dal docente di Viticoltura ed Enologia, Attilio Scienza, che ha lavorato sulla selezione e la sperimentazione di portainnesti in grado di resistere alla mancanza di acqua. La ricerca è entrata nel vivo nel 2017 e ha coinvolto altre 24 aziende del Wine Research Team, che hanno impiantato vigne sperimentali. Capofila della sperimentazione è l’azienda leader del Prosecco Villa Sandi (190 ettari di vigneti, 29,5 milioni di bottiglie prodotte e 121 milioni di fatturato nel 2021). “Ci accingiamo a raccogliere le uve Glera, il vitigno base del Prosecco - spiega il presidente di Villa Sandi, Giancarlo Moretti Polegato - che si presenta anche in un’annata difficile come questa in perfetto stato. La sperimentazione portata avanti sui portainnesti “M” ha evidenziato che le piante hanno un fabbisogno idrico inferiore di oltre il 20% rispetto ai vigneti che utilizzano portainnesti convenzionali. Un risultato straordinario che ci offre una grande opportunità per il futuro. Noi siamo decisi a utilizzare la nuova soluzione per quello che è il normale reimpianto dei nostri vigneti che ogni anno coinvolge circa il 7-8% delle superfici. Le piante si adattano naturalmente ai cambiamenti climatici ma noi possiamo aiutare e agevolare questo adattamento”. “Quest’anno è stato il vero banco di prova della nostra sperimentazione - ha spiegato il docente di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Milano, Attilio Scienza -che ha consentito a tutti di verificarne a occhio nudo i benefici. Nel nostro team sono coinvolte aziende di ogni zona di Italia piantate con diverse varietà e in ogni caso i filari che utilizzano i portainnesti “M” si presentano molto più sani e verdi degli altri che invece sono ingialliti e appassiti”. Il portainnesti americano scelto per la resistenza alla fillossera in realtà deriva da piante che si sono sviluppate nel deserto, in ambiti particolarmente aridi e per questo stanno mostrando questa particolare resistenza alla siccità. “E’ possibile risparmiare - conclude Scienza - fino al 30% dell’apporto idrico perché il portainnesti consente alle foglie di chiudere gli storni di notte quando le temperature sono più basse e risparmiare acqua nel processo di traspirazione. Se questa soluzione dovesse essere adottata su larga scala avremo grandi vantaggi in termini di sostenibilità: meno acqua ed energia per irrigare e meno impianti di irrigazione. Anzi il futuro potrebbe riservare vigneti che potranno del tutto fare a meno di essere irrigati”.

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