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Il Sole 24 Ore

Vino, Argea (Clessidra) fa shopping in Abruzzo e rileva Cantina Zaccagnini … La controllata del fondo investe 8o milioni di euro sull’azienda del Montepulciano… L’Abruzzo del vino sempre più nel mirino dei fondi di investimento. Dopo le acquisizioni dell’azienda Farnese nel 2020 (rilevata dal fondo Usa Platinum Equity) e della Tenuta Ulisse (passata appena qualche settimana fa al fondo WhiteBridge) è andata in porto la terza grande operazione enologico-finanziaria che ha come palcoscenico l’Abruzzo. Argea, primo player privato del vino italiano con un fatturato 2021 di 420 milioni (+18% sul 2020 e realizzato per il 95% all’estero) nato dalla fusione di due aziende leader - Mondodelvino e Botter - e controllato dal fondo Clessidra ha concluso una nuova operazione per rilevare la maggioranza di Zaccagnini, vera e propria griffe del Montepulciano d’Abruzzo e dei vini abruzzesi nel complesso. Un’azienda che vanta 6o ettari di vigneti, una produzione di 6 milioni di bottiglie e un fatturato di 27 milioni e 9 milioni l’annodi Ebitda, ma con le potenzialità per raddoppiare in pochi anni la produzione e rafforzare ancora la già forte propensione ai mercati esteri in particolare del Nordamerica. Zaccagnini è insieme a etichette premium come Marchesi di Barolo, Ferrari Trento, Santa Margherita, Castello Banfi tra i soci fondatori del consorzio per l’export “Italia del vino”. Secondo rumors il valore della transazione - in linea con quanto avvenuto poche settimane fa per Tenuta Ulisse stimato in io volte l’Ebidta - si sarebbe attestato sul valore record di 8o milioni di euro. D’altro canto, la scorsa settimana nel corso della presentazione del nuovo brand Argea gli azionisti non avevano fatto mistero di avere in serbo qualche importante operazione di merger & acquisition tratteggiando tra gli obiettivi della compagine “oltre a quello della crescita sui mercati esteri anche quello della crescita dimensionale per linee esterne”. Ma soprattutto la nuova operazione accende ancora di più un faro sui vini d’Abruzzo. “Credo che se oggi siamo “osservati speciali” - ha commentato il neopresidente del Consorzio vini d’Abruzzo, Alessandro Nicodemi - è perché negli ultimi quindici anni abbiamo fatto passi da gigante sia da un punto di vista enologico sia sul fronte degli investimenti in promozione internazionale. Tutti elementi che hanno portato la nostra denominazione chiave, il Montepulciano d’Abruzzo a non essere più percepita come una produzione di massa ma sempre più come un vino di qualità. In più siamo attrattivi nei confronti degli investitori perché siamo una regione emergente e dal potenziale enologico ancora inespresso. Un ettaro di vigneto da noi costa un decimo di quanto viene richiesto a Montalcino e nelle Langhe e sul mercato abbiamo spazi di crescita e quindi di marginalizzazione degli investimenti molto più ampi rispetto ad altre aree d’Italia”.

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