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Il Sole 24 Ore

Le esportazioni di Asti Spumante verso la Russia crescono del 33% … Nonostante la guerra Mosca non solo resta il primo mercato, ma nel primo semestre cresce il triplo della media. La produzione del Consorzio, che compie 90 anni, resiste nonostante la crisi e si prepara a piantare più vigneti… Aguardare i numeri dell’Asti Spumante, sembra che a Mosca la guerra in Ucraina non abbia fatto passare la voglia di brindare. Non solo infatti la Russia si conferma il primo mercato di sbocco per le bollicine piemontesi (è la destinazione di oltre un quinto dell’export), ma ha anche registrato un balzo notevole nei primi sei mesi del 2022: 4,18 milioni di bottiglie contro le 3,14 del 2021 (+33%). Un dato che sorprende ancora di più se si considera la crescita media dell’export del Consorzio (+9,7%) e il secondo Paese di destinazione: in Uk le bottiglie di Spumante sono arrivate a 2,67 milioni, ma erano già 2,59 milioni. A poca distanza, al terzo posto, sono pressoché stabili le quote Usa. Il dato russo traina quindi i risultati dello Spumante Docg, che per oltre il 90% viene bevuto oltreconfine. Basti pensare che l’Italia si piazza solo al quinto posto nella classifica degli acquirenti delle bollicine, mentre per il cugino Moscato (il Consorzio di tutela è il medesimo e la quota di export è simile) è al secondo con 1,25 milioni di bottiglie nel semestre, che però sono solo il 13% di quelle vendute negli Usa e a livelli simili a quelle della Corea del Sud. A fine settembre le fascette consegnate dal Consorzio sono aumentate dell’1,7% sullo stesso periodo del 2021, anche se il saldo positivo è dovuto alla media tra il +12,8% dello Spumante e il -12,1% del Moscato, che tuttavia si mantiene a livelli superiori a quelli del 2019. “Sul Moscato pesano gli elevati stock presenti sul mercato che devono essere ancora smaltiti, un discorso che vale sia per la grande distribuzione sia per i ristoranti”, spiega il direttore del Consorzio Giacomo Pondini. I risultati comunque restano positivi, così come di buon livello è risultata la vendemmia che non ha risentito della siccità, tanto che i soci del Consorzio – nonostante il terribile mix tra balzo dei costi energetici e rischio del calo dei consumi dovuto all’inflazione – puntano a festeggiare il 90esimo anniversario dalla fondazione, a dicembre, confermando i livelli record raggiunti lo scorso anno, quando sono state prodotte 60 milioni di bottiglie di Asti Spumante e 42 milioni di Moscato d’Asti, per un giro d’affari di circa 400 milioni di euro. “Restiamo ottimisti, anche se l’aumento dei costi del vetro è preoccupante, soprattutto per lo spumante che usa bottiglie più pesanti come da disciplinare e per motivi tecnici – precisa Pondini –. Sul fronte bollette molti associati hanno per ora resistito anche grazie a contratti bloccati, ma purtroppo nel futuro i rincari peseranno di più, soprattutto sulle bottiglie più economiche”. Gli obiettivi sul lungo periodo restano comunque ambiziosi: il Consorzio proporrà alla Regione di aumentare i vigneti della Doc di 300 ettari, che vorrebbe dire circa 3 milioni di bottiglie in più nell’arco di 5-6 anni. Da non bere solo con il dessert: la strategia dei produttori è di caratterizzare e differenziare sempre più le tipologie prodotte per permettere abbinamenti a tutto pasto, come quelli proposti durante la Milano Wine Week dallo chef Alessandro Borghese, testimonial dell’Asti Docg.

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