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Il Sole 24 Ore

Per il vino green ampi margini di crescita : spinta dalle certificazioni … La sostenibilità per il settore del vino è una scelta ineludibile che non è messa in discussione dall’attuale congiuntura fatta da rincari dei costi produttivi che erodono i margini delle imprese e dall’inflazione che invece penalizza il potere d’acquisto delle famiglie. Anzi, una congiuntura difficile come l’attuale pone le basi per un’ulteriore accelerazione e salto di qualità. È quanto è emerso nei giorni scorsi a Milano, nell’ambito del Simei, il salone delle tecnologie per vino e bevande all’incontro promosso da Valoritalia (l’organismo unico di accreditamento degli enti di certificazione su qualità, biologico e sostenibilità) “il futuro del vino è sostenibile”. “Siamo di fronte a una congiuntura complessa -ha spiegato il responsabile agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini - nella quale il commercio mondiale di vino rallenta, nei volumi più che nei fatturati che invece sono sostenuti dalla variabile prezzi. Ma se si guarda al mix di prodotto emergono le prime sorprese: a crescere in Italia sono i vini di fascia medio alta grazie alla fortissima ripresa del turismo e quindi del canale della ristorazione. Si stima che nel 2022 nel nostro Paese ci siano state 35 milioni di presenze straniere contro i 16 del 2021. In questo quadro i vini bio e sostenibili non hanno perso terreno”. Secondo le indagine condotte da Nomisma tra produttori e consumatori, i vini green sono considerati fattori di successo futuro per i produttori e più salubri dai consumatori. Anche se questa percezione è più forte all’estero, in particolare nel Nord Europa che in Italia. “Nei paesi scandinavi - continua Pantini -già esistono scaffali dedicati a questa categoria e sempre più spesso la certificazione di sostenibilità è leva di accesso su quei mercati. Ma c’è ancora un significativo spazio di crescita: vini biologici e sostenibili oggi in Italia rappresentano meno del 2% del mercato. Sono mediamente conosciuti dai consumatori, ma ancora poco acquistati”. Secondo l’indagine effettuata da Nomisma-Wine Monitor sui mercati di Italia e Germania i vini biologici sono conosciuti dall’87% dei consumatori italiani ma acquistati solo dal 35%. In Germania invece i vini biologici sono conosciuti dal 73% dei consumatori ma acquistati dal 22%. Andamento più lento per i vini sostenibili che in Italia e in Germania sono rispettivamente conosciuti dal 64 e dal 72% dei consumatori ma poi all’atto pratico sono comprati solo dall’8% degli acquirenti In Italia e dal 4% in Germania. Gli spazi per una forte crescita ci sono tutti quindi, “Intanto la crescita delle certificazionl da parte delle imprese in Italia è stata tumultuosa - ha spiegato Anna Paiola di Valoritalia -. Se consideriamo lo standard più diffuso, Equalitas, le 9 aziende certificate nel 2017 sono diventate 190 oggi. Tra i soggetti che hanno aderito anche due denominazioni d’origine come Rosso e Vino Nobile di Montepulciano. Mentre sono 46 le organizzazioni che hanno aderito allo standard Viva del ministero della Transizione ecologica”. “Un contributo importante - ha concluso l’ad di Valoritalia, Giuseppe Liberatore - potrebbe venire dallo standard unico allo studio del ministero dell’Agricoltura, che annunciato in grande stile poi alla fine è rimasto un po’ nel limbo. Intanto, come annunciato dalla Dg Agri Ue qui al Simei entro la fine del 2023 arriverà una legge quadro europea sulla sostenibilità anche del vino. I numeri tuttavia sono confortanti. Le 190 cantine che hanno aderito a Equalitas rappresentano il 20-25% della produzione italiana di vino. Bisogna crescere sul piano dei contenuti. Il termine sostenibilità è abusato ma poi raramente si entra nel merito e si spiega in concreto cosa questo processo significa e rappresenta. E c’è ancora uno squilibrio a favore della variabile ambientale. La sostenibilità è Invece anche e soprattutto economica. E ce lo confermano le aziende che ne hanno sposato le logiche: non hanno solo ridotto il loro impatto ambientale, hanno cambiato approccio e gestione e hanno realizzato margini e valore aggiunto”.

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