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Il Sole 24 Ore

Dall’Amarone al Sassicaia domina il vino pregiato … Dal Brunello al Barolo, dall’Amarone al Sassicaia, se c’è un simbolo del lusso made in Italy a tavola, questo è il vino, che è anche la prima voce dell’export agroalimentare italiano. Al pari degli altri segmenti di alta gamma, anche le vendite di bottiglie premium sui mercati internazionali crescono più della media del settore. Lo dicono i dati dell’Uiv (Unione italiana vini), che ha analizzato lo storico dell’export di vini fermi italiani: dal 2010 ad oggi, se la crescita media annua del fatturato è stata del 9%, quella degli incassi dei vini top è stata del 15%. Le bottiglie di fascia alta dunque hanno più successo delle altre e, negli anni, hanno saputo ampliare la loro fetta di mercato. I vini superpremium, secondo I dati Uiv, nel 2010, valevano il 6% del totale delle bottiglie italiane esportate, mentre oggi pesano per il 18%. Parliamo di etichette che sui tavoli dei ristoranti americani partono da 7o dollari in su, e che sono passate da 185 milioni di euro di export di dieci anni fa ai 863 milioni di oggi. “Il vino di fascia premium è cresciuto in modo sostanzioso sui mercati internazionali - racconta Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Uv - quando arrivai per la prima volta negli Stati Uniti, quarant’anni fa, nei menu dei ristoranti italiani c’era un po’ di vino italiano e molto francese. Ora non è più così, anzi: sono i vini italiani, ad essere sempre più presenti nei menu dei ristoranti francesi”. La crescita delle bottiglie di lusso sui mercati internazionali non è più legata solo ai grandi classici dell’enologia made in Italy, ma sta trascinando verso l’alto nuove Doc e Docg: “Vedo crescere la Sicilia - dice Frescobaldi - che prima era considerata un bacino di produzione unico e ora produce vini diversificati, alcuni con prezzi importanti. Tutto il Sud ha fatto un passo straordinario verso il maggior valore aggiunto, dall’Avellinese fino a tutte le produzioni pugliesi”.

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