02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

Biologico il 19% dei vigneti italiani. Il giro d’affari supera i 626 milioni … Una volta, nemmeno tanti anni fa, il vino biologico era una nicchia con etichette anche difficili da scovare sugli scaffali dei supermercati o delle enoteche. Oggi il vigneto biologico italiano ha superato una superficie di uomila ettari con un’incidenza rispetto al totale del 19%. Un dato che oltre a porre l’Italia in una posizione di leadership in Europa la colloca anche in pole position sugli obiettivi di transizione ecologica che prevedono il raggiungimento entro il 2027 di un’incidenza dei vigneti biologici sul totale del 25%. Ma al di là dei dati sulla transizione green tra i filati, il vino bio è protagonista anche da un punto di vista di mercato considerato che ormai registra un giro d'affari di oltre 626 milioni di euro e copre una quota dell’8% del totale export di vino made in Italy. Il vino biologico sarà il principale protagonista, ma non certo l’unico, della seconda edizione di Slow Wine Fair la fiera del vino buono, pulito e giusto in programma a BolognaFiere da domenica 26 a martedì 28 febbraio. “Il vino è sempre stato il settore dell’agroalimentare all’avanguardia, quello che ha guidato i processi di innovazione - ha commentato la presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini - ed è quello che sta avvenendoanche in chiave di transizione ecologica. Un’evoluzione produttiva che segue l’evoluzione del mercato dove secondo i dati dell’Osservatorio sul biologico Nomisma tra i valori fondamentali che guidano i consumatori di vino al primo posto c’è la provenienza territoriale ma al secondo c’è il tema della sostenibilità che ormai sui mercati, in particolare quelli esteri sopravanza persino il fattore prezzo”. E il vino biologico a sua volta rappresenta la punta più avanzata anche sul fronte della sostenibilità. “Da un punto di vista agronomico - ha aggiunto la Mammuccini - il vino bio è quello che esclude completamente il ricorso a prodotti di sintesi in agricoltura mentre altri standard di sostenibilità ne prevedono l’uso anche se limitato. Tuttavia, anche il vino biologico ha la possibilità di compiere dei passi in avanti in un processo di mutuo scambio con le logiche Esg. Il percorso di sviluppo del vino bio non sl può fermare alla rinuncia alla chimica ma deve compiere passi avanti sul terreno del risparmio energetico, del ridotto consumo di acqua e del taglio delle emissioni”. Proprio gli obiettivi Ue di riduzione del ricorso ai prodotti fitosanitari di sintesi stanno creando non poche apprensioni nel mondo agricolo con molti produttori preoccupati che tali obiettivi comportino nell’immediato un forte calo produttivo e un rafforzato ricorso alle importazioni. “Noi siamo invece convinti - ha aggiunto la presidente di FederBio - che la road map di uscita dalla chimica in agricoltura sia giusta e non vada modificata. In primo luogo, perché le alternative ai prodotti chimici per la lotta fitosanitaria stanno aumentando rapidamente. Da qui al 2030 il mondo delle imprese dell’agrochimica investiranno 4 miliardi di curo per la ricerca su sistemi di biocontrollo e sulle soluzioni bio per la difesa delle piante. Ci sono innovazioni importanti come i microorganismi del suoloche stanno offrendo soluzioni interessanti non solo per il biologico ma per tutta l’agricoltura. Se si investe in ricerca le soluzioni arrivano”. Sotto questo profilo le principali problematiche non sembrano legate alla ricerca quanto alla burocrazia. “Oggi - ha detto ancora la Mammuccini - il processo per ottenere la registrazione di un nuovo prodotto è lo stesso sia per prodotti di sintesi che per quelli invece di origine naturale. Ci sono molecole, essenze per difesa dagli insetti molto meno impattanti rispetto agli equivalenti prodotti di sintesi ma i tempi di registrazione e relativi costi sono troppo lunghi ed onerosi per un prodotto di origine naturale. Noi chiediamo flessibilità° almeno una corsia preferenziale per prodotti di origine naturale e biodegradabili che garantiscono un minore impatto ambientale e che tra l’altro non sono brevettabili”. “Con la Slow Wine Fair - ha aggiunto il coordinatore nazionale della Slow Wine Coalition. Giancarlo Gariglio - vogliamo cambiare il paradigma con cui si comprano e si vendono I vini. Attraverso la nostra rete di produttori, appassionati e operatori vogliamo promuovere metodi che preservino le risorse naturali e incrementino la fertilità del suoli abbandonando la chimica di sintesi all’insegna della sostenibilità. Ma al tempo stesso vogliamo promuovere il ruolo del vignaiolo nella valorizzazione del paesaggio. Il ruolo cioè di coloro che attraverso la coltivazione delta vite preservano i territori dalla cementificazione e dal dissesto idrogeologico. Senza dimenticare la funzione chiave delle cantine nel vivacizzare i propri territori e promuovere infine rapporti di lavoro corretti e trasparenti In contrapposizione al caporalatoe a forme di sfruttamento dei lavoratori”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su