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Il Sole 24 Ore

Export agricolo, può salire a 100 miliardi… Su “Il Sole 24 Ore” del 6 agosto, con la consueta chiarezza espositiva supportata da un’accurata documentazione statistica, il professor Marco Fortis ha illustrato i punti di forza dell’agricoltura italiana e i primati che il settore ha conquistato a livello europeo e globale. In sintesi, siamo testa a testa con la Francia per quanto riguarda il più alto valore aggiunto nella Ue. Siamo i primi produttori in Europa di grano duro, riso e uva da vino e ci attestiamo in seconda posizione per agrumi e olive. Per quanto riguarda, in particolare, le coltivazioni orticole e permanenti, vantiamo addirittura un numero rilevante di record su scala mondiale. Ai risultati raggiunti in termini di produzione di cibo, va anche aggiunto il contributo – destinato a crescere - del settore al processo verso la neutralità climatica con l’assorbimento al suolo del carbonio e con la produzione di energie rinnovabili. Il professor Fortis ha concluso il suo articolo con l’invito ad “una profonda riflessione su come l’Italia potrebbe valorizzare di più le proprie coltivazioni tipiche” con riferimento anche all’organizzazione delle diverse filiere produttive e delle reti distributive. Raccolgo l’invito che è stato lanciato, esponendo la visione e le proposte della Confagricoltura. Nonostante i continui miglioramenti registrati negli ultimi anni, con il massimo storico di oltre 6o miliardi di euro ottenuto nel 2022, le esportazioni agroalimentari dell’Italia risultano ancora inferiori a quelle della Francia e della Spagna. Nei confronti della Francia scontiamo, ad esempio, un prezzo medio di vendita sensibilmente inferiore per i vini. Puntare ancora di più sulla valorizzazione della qualità è una strada obbligata. Rispetto alla Spagna, siamo nettamente distaccati per l'ammontare delle esportazioni di ortofrutticoli. Insomma, c’è un potenziale da realizzare. Dalla nostra Assemblea nazionale, tenuta poche settimane addietro, abbiamo trasmesso al governo il Piano di Confagricoltura per lo sviluppo della filiera agroindustriale. Tra l’altro, abbiamo proposto una strategia per l’ulteriore crescita della presenza internazionale del “Made in Italy” perché siamo convinti che le esportazioni di settore possono salire, a certe condizioni, fino a 100 miliardi di euro. Un fattore di debolezza è costituito dalla carenza di aggregazione. Va, quindi, favorita la concentrazione dell’offerta anche nell’ottica della completa e trasparente tracciabilità dei prodotti sempre più richiesta dai consumatori. La nostra competitività è anche frenata dalle carenze dell’infrastruttura logistica per il trasporto delle merci. Le nostre imprese devono sopportare costi maggiori rispetto ai principali concorrenti per arrivare con i propri prodotti sui mercati internazionali. Il problema va risolto con la messa in opera di un sistema intermodale - autostrade, ferrovie, porti ed aeroporti – che colleghi il Nord e il Sud del Paese e con la realizzazione di quattro centri nazionali agroalimentari tra loro interconnessi. Infine, vanno ulteriormente sviluppati gli accordi di filiera e i contratti di sviluppo. Sono gli strumenti più efficaci e diretti, per delineare una visione di sviluppo condivisa da tutte le parti economiche interessate, con il contributo fondamentale della ricerca scientifica avanzata e delle innovazioni tecnologiche.

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