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Il Sole 24 Ore

Vino, giacenze ai massimi ed export in USA, Canada e Giappone in frena ... Lamberto Frescobaldi, Presidente dell’Unione Italiana Vini...  Quello della maggiore produzione di vino è un primato che lasciamo volentieri alla Francia. Nessuno in Italia si straccia le vesti né tantomeno in Francia stanno brindando. Anzi. Il nostro vero timore, In questo momento, è che il calo produttivo italiano risulti alla fine minore di quanto stimato. Sarebbe preoccupante perché il raccolto 2023 è cominciato col più alto livello di giacenze di sempre. E’ come se avessimo in cantina una vendemmia in più. Insomma, non è il vino che manca ma ll mercato”. Nell’analisi del presidente dell’Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi c'è tratteggiato tutto ii complesso momento del vino e non solo di quello italiano. D’altro canto, anche i “primatisti mondiali” francesi hanno più di una difficoltà visto che appena qualche mese fa hanno avviato un significativo piano di estirpazione dei vigneti nell’area di Bordeaux e già sono ricorsi alla distillazione di crisi. “La legge francese è per giunta molto dura – aggiunge Frescobaldi – e punta a rottamare tra i 10 e i 20mila ettari di vigneti. Inoltre, sui terreni oggetto di espianto non si potrà ripiantare vigna per venti anni”. I dati di mercato sono preoccupanti, già da qualche i mese si registrano segnali di rallentamento per I vini fermi con vendite in calo tanto sugli scaffali della grande distribuzione che all’export nei principali mercati di sbocco del vino made in Italy. Secondo i dati dell’Osservatorio dell’Unione Italiana vini-Vinitaly tra i top to buyer - che coprono 1’85% delle esportazioni extra Ue -si registrano cali quantitativi in doppia cifra per Stati Uniti, Canada, Giappone, Norvegia, Cina e Corea del Sud. A preoccupare anche il rallentamento degli spumanti (Prosecco in testa) che invece negli ultimi anni hanno spesso spinto in positivo le performance del vino italiano. “L’inflazione generale ha di certo penalizzato le vendite -aggiunge Frescobaldi - perché la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie non ha favorito un prodotto che resta radicato nella cultura e nelle tradizioni degli Italiani ma che oggi non è più un alimento essenziale come era in passato per i nostri nonni. In più l’aspetto paradossale è che il vino è ricorso molto meno di altri prodotti a ritocchi dei listini. La scorsa settimana è partita una spedizione di vino sfusdper la Germania venduto a 0,5o centesimi al litro. Una volta si diceva ‘livelli inferiori alla benzina’. Ormai siamo al di sotto anche del Gpl. Comprendiamo la volontà da parte delle nostre imprese di mantenere le quote di mercato, ma abbassare i prezzi in questa dimensione rischia di diventare un pericoloso boomerang una volta fuori dalla crisi di potere dl acquisto. Il fenomeno crescente dei prodotti a private label e gli imbottigliamenti del nostro vino fuori dall’Italia contribuiscono all’erosione del valore aggiunto”. La strada maestra per affrontare una congiuntura difficile resta quella della promozione per allargare gli sbocchi all’estero e migliorare il posizionamento del vino italiano. Solo Veronafiere, la società che organizza Vinitaly, ha in programma tra settembre e dicembre prossimi 25 appuntamenti promozionali In 15 diversi paesi. I sostegni UE alla promozione del vino sono stati di recente messi in discussione a Bruxelles nonostante negli anni abbiano favorito una grande crescita delle esportazioni made in Italy sia in quantità che in valore. “Si tratta di misure fondamentali per il vino non solo italiano ma europeo e che vanno rilanciate - ha concluso Frescobaldi -. Non va dimenticato che le vendite all'estero di vino rappresentano una rilevante fetta del Pil tanto dell’Italia quanto della Francia”.

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