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Il Sole 24 Ore

Giovani e Asia obiettivi dei vini con poco alcol… Una strada tutta italiana per i vini low alchol o a bassa gradazione. Tra i pochi segmenti del vino che sui mercati hanno messo a segno una crescita in questo difficile 2023 c’è quello dei vini low alchol o del tutto dealcolati. Premesso che in Italia, in base alle attuali leggi non si può chiamare vino una bevanda che abbia una gradazione alcolica inferiore agli 8 gradi e pertanto la dealcolazione è una pratica non consentita; tuttavia, si sta profilando nel settore una via alternativa: quella divini che naturalmente, soprattutto a causa delle condizioni climatiche dei territori nei quali sono prodotti, non hanno un elevato contenuto alcolico. Anzi in passato dovevano essere “arricchiti” per raggiungere le gradazioni minime previste dai disciplinari ma che adesso, con i nuovi trend di consumo che si stanno affermando, soprattutto fra le nuove generazioni, potrebbero incontrare un rinnovato appeal. Tra i primi a crederci Chiara Soldati titolare dell’azienda La Scolca (60 ettari tra le provincie di Alessandria e Novi Ligure e un milione di bottiglie prodotte l’anno vendute per l’80% all’estero) tra i pionieri del bianco piemontese Gavi. “Abbiamo lanciato il progetto Cortegaia - spiega Chiara Soldati - un low alchol e low calories (52 chilocalorie per bicchiere) lo scorso Vinitaly. Si tratta di un vino con una gradazione di 9,5 gradi che si ottiene naturalmente solo con un leggero anticipo della vendemmia. In questo modo si ottiene un vino nel quale il contenuto di zucchero non ha completato la propria trasformazione in alcol e il prodotto mantiene intatto il proprio corredo aromatico. Un processo del tutto naturale quindi nel quale non c’è alcuna procedura di dealcolazione e col quale vogliamo rispondere ai nuovi consumatori attenti al livello calorico dei prodotti. Un nuovo stile di consumo che si sta affermando anche su nuovi mercati come Thailandia e Indonesia nei quali per giunta sono in vigore dazi alla dogana legati alla gradazione alcolica. Quest'anno abbiamo prodotto le prime 3omila bottiglie che sono andate esaurite in particolare nei mercati del Nord Europa”. Una strada quella dei vini a bassa gradazione naturale che è stata esaminata nei dettagli da Andrea Lonardi, secondo Master of Wine italiano (ma anche chief operating officer di Angelini Wine Estates e vicepresidente del Consorzio della Valpolicella). “Il segmento dei vini low and moderate abv (ovvero ridotto volume di alcol) – ha spiegato Lonardi - è diventato una vera realtà di mercato, l’unica che mostra dei trend di crescita interessanti. Vini che inoltre presentano il vantaggio di non aver bisogno della pratica della dealcolazione. In primo luogo, perché tale operazione in Italia ancora non è ammessa. Inoltre, la pratica di sottrarre alcol al vino è percepita dalla maggioranza dei consumatori come una manipolazione. In Italia non ne abbiamo bisogno perché abbiamo ampie possibilità di produrre vini con volume alcolico moderato, cioè, compreso tra i 9,5 e gli 11,5%in maniera del tutto naturale e senza interventi esterni. E quindi innanzitutto una strada percorribile da un punto di vista legislativo”. Secondo il Master of Wine veneto l’Italia ha territori che invece grazie al cambio climatico hanno davanti una nuova chance quella di incontrare il gusto di consumatori alla ricerca di un vino quotidiano, con un basso tenore alcolico ma che preservi identità e carattere di un vino vero. “In Italia - ha proseguito Lonardi - questi vini e territori possono essere Bardolino, Soave (non nella parte classica della denominazione), la Ribolla Gialla in Friuli e il Gay in Piemonte. Ma esempi ci sono anche fuori dell'Italia come il Txacoli nei Paesi Baschi in Spagna, la Jura in Francia ed infine il Pais prodotto nel sud del Cile”. “Tuttavia - conclude Lonardi - per trasformare questa attitudine in una vera opportunità occorre investire. Per fare vini con questo stile occorre sviluppare vigneti, cantine ed avere uno specifico know how per poter essere in grado di creare interesse su un prodotto che alcuni consumatori cominciano a ricercare”.

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