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Il Sole 24 Ore

La sfida del Salone a giugno. Il Vinitaly invece è confermato ... Dopo tanti rinvii e cancellazioni di manifestazioni fieristiche a causa dell’emergenza scatenata dal coronavirus, arriva una conferma: Veronafiere ha annunciato ieri che la 54a edizione di Vinitaly si terrà regolarmente nelle date previste, dal 19 al 22 aprile. La decisione, spiegano dalla fiera è stata concertata con il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, e con il sindaco di Verona, Federico Sboarina. “Il mondo del vino italiano - ha commentato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani - già in passato ha dato un segnale positivo di svolta. Veronafiere è convinta che, anche in questa occasione, il settore potrà contribuire alla ripresa della nostra economia e a rilanciare un clima di fiducia nel Paese”. Pur consapevoli delle difficoltà del momento e “dell’immagine “distorta dell’Italia percepita all’estero, siamo persuasi che l’emergenza rientrerà”, ha aggiunto Mantovani. Scelta opposta quella presa martedì scorso da un’altra fiera simbolo del made in Italy, il Salone del Mobile di Milano, che slitta di due mesi e si Terrà dal 16 al 21 giugno. Slittamento che inevitabilmente porterà qualche disagio alle imprese e agli operatori coinvolti nella manifestazione, senza contare la parziale sovrapposizione conia settimana maschile della moda in un mese di giugno a questo punto sovraffollato di eventi. Ma la notizia è stata per tutti un sollievo. Perché la situazione di incertezza creatasi negli ultimi giorni - in seguito alla diffusione in Italia del contagio da coronavirus -rischiava addirittura di far annullare il Salone, con un danno economico enorme non soltanto per le aziende dell’arredo, ma anche per tutta quella galassia di imprese e operatori (23mila secondo le stime della Camera di commercio) che dal salone trae beneficio: albergatori, in primis, ma anche commercianti, allestitori, organizzatori di eventi, operatori dei trasporti. La scelta delle date alternative è stata in qualche modo obbligata, spiega il presidente del salone Claudio Luti: con i suoi oltre 2oomila mq di superficie espositiva, la manifestazione riempie tutti gli spazi di Fiera Milano e richiede diversi giorni per l’allestimento. “Settembre sarebbe stato tardi - spiega Luti -perché troppo vicino alla data del 2021. Quelle date di giugno sono l’unico slot libero per non rinunciare al nostro Salone. Sappiamo che ci sono delle sovrapposizioni con la moda, ma sono certo che ci metteremo tutti insieme per farci del bene. Abbiamo sentito tanti pareri e alla fine ci siamo assunti questa responsabilità. Credo sia una scelta coraggiosa e la migliore possibile in questa emergenza”. Una mano tesa arriva da Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda italiana che organizza le sfilate: “Troveremo il modo di convivere - commenta —. Sono tutte scelte dettate dall’emergenza, dobbiamo essere pronti a dare il nostro contributo”. “Non è stato facile prendere questa decisione - osserva il presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini - ma il Salone è troppo importante per il settore e per l’intera economia del Paese che, in caso di cancellazione di una rassegna così importante perderebbe una cifra stimata in 1,3 miliardi”. Ora la sfida è aiutare le aziende a partecipare al Salone, aggiunge Orsini, ma non per il Salone in sé, quanto perché l’emergenza sanitaria del coronavirus rischia di mettere in ginocchio una filiera che vale 42 miliardi di euro e che, per ogni miliardo perso in fatturato, rischia di perdere 10mila posti di lavoro. “La situazione più grave è quella degli allestitori - dice Orsini - che in seguito ai tanti rinvii degli eventi fieristici rischiano di restare senza lavoro fino a giugno”. Per questo Fla aprirà una unità di crisi al Mise nei prossimi giorni.

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