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Il Sole 24 Ore

Francia batte Italia negli aiuti al settore vitivinicolo … Oltralpe già stanziati 170 milioni, mentre da noi per ora solo 50 per le vendemmie verdi… “Stiamo discutendo da due mesi sempre degli stessi 150 milioni di euro di sostegni al settore vitivinicolo. Risorse che dovevano servire per smaltire le giacenze con la distillazione o tenere sotto controllo la nuova produzione con la vendemmia verde, ma al momento non abbiamo visto un euro. Cominciamo davvero a dubitare che queste risorse ci siano”. Nelle parole del direttore di Federvini, Ottavio Cagiano, c’è tutto lo smarrimento di un settore, quello del vino italiano, che nei mesi del lockdown ha visto l’azzeramento delle vendite nella ristorazione, la forte riduzione delle esportazioni, il blocco dell’enoturismo (con danni che complessivamente Mediobanca ha stimato in circa due miliardi di euro). Un “buco” che solo in minima parte è stato compensato dall’incremento delle vendite nella grande distribuzione, dell’e-commerce e del delivery. Insomma mentre la Francia ha stanziato per sostenere il proprio settore vitivinicolo circa 170 milioni di euro tra distillazione e aiuti allo stoccaggio privato, in Italia il Governo ha invece stanziato circa 50 milioni di fondi pubblici per la vendemmia verde (il taglio dei grappoli in campo prima della loro maturazione) mentre gli altri 100 previsti per la distillazione dovrebbero essere individuati nell’ambito del Piano nazionale di sostegno. Si tratta dell’enveloppe da circa 300 milioni di euro l’anno destinata da Bruxelles al settore vitivinicolo da utilizzare su una molteplicità di azioni, dalla promozione all’estero alla ristrutturazione dei vigneti agli investimenti in cantina fino alla distillazione di crisi nel caso in cui uno Stato membro decida di attivarla. In quel caso però la distillazione finirebbe per drenare risorse dalle altre misure. La ricerca di fondi Ue da destinare alla distillazione, insieme alla mancanza finora delle nuove regole nazionali per la gestione dei circa 100 milioni di euro l’anno riservati da Bruxelles all’Italia per la promozione sui mercati esteri hanno spinto qualche malpensante a immaginare un disegno sottotraccia: spingere le aziende a rinunciare ai progetti lasciando spazio nel budget per la misura di distillazione ancora da attivare. “Io non credo a un’ipotesi del genere – spiega il segretario dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti –. Sono fiducioso che le misure arriveranno a breve. Sarà importante dettare regole chiare sulla vendemmia verde per evitare che la misura, che si basa solo su controlli ex post, venga vanificata. Faccio appello alle istituzioni e alle amministrazioni regionali perché vengano approvate le regole sulla promozione. E infine mi auguro che nei decreti Liquidità o Rilancio possa trovare spazio anche lo standard unico nazionale sul vino sostenibile. Una importante leva di marketing per il futuro”. E sul rilancio del vino qualcosa sta cambiando anche a Bruxelles. Nei giorni scorsi, su iniziativa dell’europarlamentare italiano Paolo De Castro la Commissione Agricoltura del Parlamento Ue ha votato una mozione di rigetto dell’atto delegato con cui la Commissione aveva comunicato le misure di intervento a favore di vino e ortofrutta. Un elenco di proposte accompagnato, secondo quanto riferiscono fonti comunitarie, da un commento a voce da parte dei servizi Commissione: si tratta di un pacchetto “prendere o lasciare”. “Con quest’iniziativa – spiega il capogruppo del partito socialista europeo alla Commissione Agricoltura, Paolo De Castro – abbiamo voluto ribadire che l’Esecutivo Ue non ha tenuto nella dovuta considerazione le proposte che erano state avanzate dall’europarlamento su ortofrutta e vino. Sull’ortofrutta abbiamo chiesto che, a budget invariato, venga innalzata dal 50 al 70% la quota di cofinanziamento Ue dei piani operativi. Ma due importanti misure sono state proposte per il vino. In primo luogo l’estensione temporanea dei progetti promozionali, riservati ai Paesi terzi anche al mercato interno comunitario dove c’è da sostenere l’anello della ristorazione fortemente colpito dall’emergenza. E in secondo luogo abbiamo chiesto – anche in questo caso in via temporanea – che venga esteso il cosiddetto “taglio d’annata”. Le norme prevedono che in bottiglia deve esserci almeno l’85% vino di una singola annata e massimo un 15% di un’annata diversa. Con la nostra proposta vorremmo estendere questa quota al 20-25%. In questo modo si darebbe anche ai vini Doc e Docg che non accederanno alla distillazione, uno strumento per ridurre le giacenze. Vedremo se il Commissario ci starà a sentire”.

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