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Il Sole 24 Ore

Prodotti Dop, pronta la difesa per il Prosecco… Restano meno di 20 giorni per presentare all’Unione europea l’opposizione alla domanda di riconoscimento del Prosek croato. Ma I’Italia è già pronta: ieri a Venezia c’è stata la riunione finale della task force unitaria organizzata dal sottosegretario all’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, che ha presentata la linea difensiva del nostro Paese a tutela del Prosecco. “Abbiamo lavorato sodo per mettere a punto l’opposizione dell’Italia, ha detto il sottosegretario, che in queste settimane e stato al fianco dei tre Consorzi del Prosecco, delle Regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia. “Sono fiducioso che vinceremo - ha aggiunto Centinaio - ci aspettiamo ora che la Commissione Ue metta un freno a un goffo e maldestro tentativo di copiare la nostra Dop più importante, e che fermi un pericoloso precedente che istituzionalizzerebbe l’Italian sounding e che quindi va contrastato con ogni mezzo”. La difesa italiana fa appello alla storia: la parola Prosek non deriva -come sostiene Zagabria - dal verbo “prosciugare” per indicare una tecnica tradizionale di produzione del vino da dessert croato. Prosek altro non è che il modo in cui gli austriaci durante la loro dominazione chiamavano la cittadina di Prosecco, in provincia di Trieste, che dà appunto il nome alla Dop italiana. “Le prime citazioni del termine “Prosecco” con riferimento al vino risalgono al 20 settembre 1382 - ha spiegato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia - quando la città di Trieste ha siglato un accordo tale per cui, entrando nei domini del sovrano austriaco, si impegnava a consegnare annualmente 100 onte del miglior vino di Prosecco al Duca d’Austria”. Sembra inoltre che in alcune incisioni di rame la città di Prosecco sia denominata Proseck , in ragione dell’assoggettamento in quel periodo storico alla dominazione asburgica. Determinanti in questo senso sono state le prove conservate a casa della famiglia Zonin: “Dai nostri archivi storici abbiamo potuto condividere le carte geografiche citate dal Presidente Zaia risalenti rispettivamente al 1585, al 1590 e al 1770, che sono state tramandate di generazione in generazione fino ai nostri giorni - ha detto Domenico Zonin, presidente di Zonin1821 -. Attraverso queste incisioni di rame si evince il collegamento storico tra l’area geografica intorno a Trieste e il vino Prosecco. Siamo felici di aver potuto contribuire”. Ieri i tecnici italiani hanno terminato di mettere nero su bianco tutte le ragioni per dire no alla richiesta croata. Con una crescita delle esportazioni del 35% nei primi sei mesi del 2021, ricorda la Coldiretti, il Prosecco è il vino italiano più consumato al mondo. Nel 2020 sono state prodotte 500 milioni di bottiglie, per 2,4 miliardi di euro di fatturato. Negli ultimi cinque anni sia l’export sia il valore della produzione sono aumentati del 30%, arrivando a sfiorare una quota del 25% del valore di tutte le Dop italiane del vino. Sulla vicenda Prosek l’Unione ita-liana vini si è detta “particolarmente sorpresa e preoccupata” dall’approccio assunto dalla Commissione, che da un lato lavora a livello internazionale per proteggere le denominazioni di origine europee negli accordi con i Paesi terzi, e dall’altro, con il riconoscimento di una menzione omonima che evoca la denominazione Prosecco, indebolisce la protezione di una delle Dop di maggiore successo. Anche Federvini sostiene l’Italia nella sua battaglia europea: “Abbiamo già posto la questione a Bruxelles con la nostra associazione di categoria europea chiedendo e ottenendo una presa di posizione forte nei confronti della richiesta croata - ha detto il suo direttore generale, Vittorio Cino -adesso intensificheremo il dialogo con i nostri omologhi francesi, spagnoli, portoghesi e tedeschi affinché anche la pressione politica sulla Commissione Europea sia massima”. L’Alleanza Cooperative agroalimentari, infine, mette in guardia: il caso Prosek è potenzialmente in grado di ingenerare confusione e di indurre in errore i consumatori.

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