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Il Sole 24 Ore

La necessità d’iniziare a fare sistema ... I più ottimisti lo avevano previsto persino nei mesi più bui del lockdown, quando i ristoranti erano lunghe fila di saracinesche abbassate e cumuli di sedie accatastate negli spazi esterni deserti: quando si ripartirà il vino beneficerà della revenge spending. Una riscossa che è arrivata con vendite oggi a doppia cifra registrate da tutte le principali cantine italiane. Una ripartenza robusta e che ha lasciato il segno sui listini delle uve in rialzo in Italia già dagli inizi della vendemmia 2021 e, prima, della fiammata generalizzata delle materie prime. Tutto alle spalle quindi? Non proprio. Con la ripartenza delle vendite e dei mercati si stanno affacciando anche nuove minacce che però il vino made in Italy sta affrontando in maniera diversa rispetto al passato. Una minaccia è ad esempio la richiesta di registrazione da parte della Croazia della menzione tradizionale Prosek. Un termine non solo omonimo ma sinonimo del Prosecco che si riferisce alla stessa categoria merceologica, il vino, e che può affiancare sugli scaffali bottiglie di spumante (il Prosecco) e di vino liquoroso (il Prosek) con evidente rischio confusione per i consumatori. Ebbene in difesa delle bollicine del Nord-Est è sceso in campo, per una volta, il sistema Paese. Per difendere la prima denominazione del vino made in Italy con circa 620 milioni di bottiglie prodotte l’anno (è Prosecco una bottiglia su quattro di vino italiano esportato), sono sfilati nei giorni scorsi davanti alle commissioni di Camera e Senato le istituzioni (ministero delle Politiche agricole e le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia) e i rappresentanti della filiera vitivinicola e agroalimentare decisi a tutto pur di difendere un prodotto che ormai è un consolidato ambasciatore del made in Italy non solo enologico. Molto del merito va anche al ministero delle Politiche agricole che in maniera tempestiva ha istituito un tavolo di coordinamento per confrontare le posizioni e sintetizzarle in una opposizione univoca, senza distinguo, da far pesare a Bruxelles nei confronti del tentativo di legalizzare una imitazione. Un primo importante risultato, nella speranza che basti a disinnescare la mina Prosek. Un’analoga iniziativa servirà per contrastare l’offensiva dell'Organizzazione mondiale della Sanità contro l’alcol. L’obiettivo è ridurre i consumi mondiali del 20% entro il 2030, di tutte le bevande alcoliche compreso il vino. Dopo le prime proteste europee sembra sia stato recepito il principio di differenziare l’uso delle bevande alcoliche dall’abuso. Ma sullo sfondo restano intatte le penalizzazioni (da nuove tasse al divieto delle vendite promozionali) raccomandate per tagliare i consumi. Ecco un altro terreno di confronto per il sistema-Italia e magari, se ci si riesce, anche per il sistema Europa.

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