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Il Sole 24 Ore

Antinori: ricavi in crescita a oltre 240 milioni. “Ebitda record al 44%” … Nella Marchesi Antinori hanno appena fatto ingresso i giovani della 27esima generazione, Vittorio e Verdiana, che presto saranno seguiti da Niccolò e Vivia. È la naturale continuazione del business di famiglia, inalterato da più di 600 anni, ma anche la volontà di rafforzare i pilastri su cui la più blasonata e redditizia azienda italiana del vino è costruita. “Siamo guidati da qualità, stile, origine e controllo della filiera”, spiega l’amministratore delegato di Marchesi Antinori, Renzo Cotarella. “Con la recente acquisizione della cantina Jermann, in Friuli, abbiamo completato la presenza in tutte le aree di produzione di rossi, rosati, bollicine e bianchi, e ci sentiamo in grado di affrontare il futuro. D’ora in poi potremo aggiungere qualche tassello di completamento, ma la vera fase che si apre adesso è quella della valorizzazione dell’affermazione sul mercato”. Significa stop alle acquisizioni? “Vogliamo continuare ad avere un approccio artigianale al prodotto – sottolinea Cotarella – e un forte contatto con la terra: questo non esclude ulteriori acquisizioni, ma le limita”. L’obiettivo-principe non sarà dunque aumentare i 21 milioni di bottiglie attuali (tutte prodotte da vigneti propri, 3.000 ettari di cui 2.500 in Italia) ma cambiare il mix per costruire più qualità e valore. “Vogliamo essere quello che Hermès è nella moda, attenti al dettaglio”. La certezza di Antinori, in mano al patron Piero e sotto la presidenza della figlia Albiera, è di non aprire il capitale a partner: “Se si vuole perseguire la qualità non si può essere condizionati dagli azionisti”, sottolinea l’ad. L’acquisto del 70% di Jermann, che ha richiesto un investimento di circa 50 milioni, non ha intaccato la solidità finanziaria dell'azienda fiorentina (a fine 2020, prima dell'acquisizione, la posizione finanziaria netta era positiva per 94 milioni), che ora guarda al recupero dopo che la pandemia l’anno scorso ha cancellato il 12,5% del fatturato. “Quest’anno andrà meglio di quello che avevamo preventivato, tanto che torneremo ai livelli pre-Covid”, annuncia l’ad guardando ai ricavi consolidati 2019, pari a 246 milioni (di cui 200 dal vino, il resto da ristorazione e ospitalità) con un margine operativo lordo (ebitda) del 44% e un utile netto di 76 milioni. Anche l’anno scorso l’ebitda è rimasto sopra il 43%, confermando la leadership dell’azienda nella redditività. Guardando avanti, nel 2022 sarà difficile tornare a correre perchè Antinori sarà condizionato dalla scarsità di vino delle scorse vendemmie. Sul fronte della sostenibilità l’azienda non guarda tanto alle certificazioni e ai report ma alla sostanza: “La sostenibilità è un fatto etico prima che certificabile, è intrinseca nell’attività viticola perchè devi mantenere la fertilità del terreno per trasferirla ai figli”, dice Cotarella. La sida più importante adesso è quella del cambiamento climatico: “Ci sarà da capire come adattare i vecchi e i nuovi vigneti e le tecniche di gestione”.

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