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Il Sole 24 Ore / Eventi

Positivo il 2010 che vede l’ingresso della nuova Dop Modena ... Risalgono al 1970 i primi disciplinari per i lambruschi di Sorbara, Salammo di Santa Croce e Grasparossa di Castelvetro... Il 2010 è stato un anno assai importante per il Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi, che si identifica con il logo del Rosone del Duomo di Modena, simbolo di tradizione, ma anche di garanzia di origine ed autenticità del prodotto. Da esattamente 40 anni, infatti, sono in vigore i severi e rigidi disciplinari per la produzione dei Lambruschi Dop di Sorbara, Salammo di Santa Croce e Grasparossa di Castelvetro, ai quali si è aggiunta, proprio un anno fa, la nuova Dop Modena, ennesima dimostrazione di come nella città della Ghirlandina si vada fieri di questa varietà di vino, vanto dell’intera Emilia Romagna. Ma è proprio a Modena - dove è tuttora in attività la cantina sociale più antica d’Italia - che si sono evoluti i vitigni autoctoni con lo standard qualitativo più elevato nel rapporto di trasformazione uva/vino. Quella di Modena è la provincia che rivendica la più alta percentuale di uve Dop in regione (50%, e figura al 7° posto a livello nazionale, alle spalle, però, di territori pluri-provinciali se non intere regioni): eloquente dimostrazione di trasparenza nei confronti del consumatore, per il rispetto della tracciabilità e di regole ben definite:
Le spiccate ed originali caratteristiche organolettiche rendono i Lambruschi Dop modenesi vini moderni, allegri, invitanti. Proprio il fatto che sono moderatamente alcolici e naturalmente “frizzanti” o “spumanti” li rendono assai graditi sul mercato: la richiesta, infatti, è proprio indirizzata verso vini con tali qualità. Ed i considerevoli quantitativi prodotti - nel 2010 400.000 ettolitri di Dop oltre ai 150.000 ettolitri di Igp - testimoniano il successo di questo nettare dal profumo intenso e fruttato e dal gusto ricco e sapido. Il Lambrusco è gradevole, versatile, di facile abbinamento: si adatta a molteplici occasioni di consumo. Le 11 aziende che fanno attualmente parte del Consorzio rappresentano circa l’85% della produzione di Lambrusco Dop della provincia di Modena: a garanzia della qualità il Consorzio controlla ogni anno partite di Lambruschi Dop per oltre 25 milioni di bottiglie, mediante rigorose operazioni di verifica. Un apposito comitato tecnico effettua l’esame organolettico su campioni anonimi prelevati presso i consorziati e preventivamente sottoposti ad analisi. In base a tale esame viene espresso un punteggio che indica se il vino è idoneo a fregiarsi del marchio o contrassegno consortile. Questa attività di certificazione sulle aziende consorziate dura da oltre 40 anni, cioè da ben prima che venissero istituiti, nel 1994, i controlli di carattere pubblico. “In questo 2010 così speciale per noi - afferma Ermi Bagni, direttore del Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi - i nostri associati hanno aumentato la produzione di oltre 10 milioni di bottiglie, passando dai 22,5 milioni del 2009 ai 33 milioni del 2010, questo grazie all’ingresso della nuova Dop Modena. Risultato che va ben al di là delle nostre più rosee aspettative, in quanto non ce lo aspettavamo così positivo”. Grandi soddisfazioni anche dal mercato estero: “Esportiamo quasi il 60% della produzione - prosegue Bagni - soprattutto verso il Nord Europa, il Brasile, gli Stati Uniti ed il Messico,e poi i paesi orientali, Giappone e Cina, dove abbiamo iniziato a lavorare da quando abbiamo trovato gli interlocutori giusti. un paese immenso per i numeri che offre in prospettiva, ma è una piazza che va anche preparata”. Insomma la crisi non ha sfiorato le bollicine rosse modenesi: “Fortunatamente - conclude Bagni - è andata così, anche se occorre recuperare margini di soddisfazione economica per le impresa della filiera, viticoltori, cantine sociali di trasformazione, aziende di imbottigliamento, in quanto oggi i margini sono molto contenuti. Ma proprio il rapporto qualità/prezzo rende le nostre quattro Dop particolarmente appetibili al consumatore soprattutto in questo periodo di congiuntura difficile che limita le risorse disponibili per l’acquisto dei beni di largo consumo. Se a questo uniamo la facilità di abbinamento a qualsiasi tipo di cucina, nazionale ed internazionale, grassa e succulenta o leggera e dietetica che sia, si capisce perché la richiesta sia in continuo aumento”.

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