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Il Sole 24 Ore / Luxury24

Sono ottenuti da esasperate selezioni di uva e tecniche di fermentazione e affinamento di élite i vini haute de gamme, bottiglie che puntano su prezzi decisamente sostenuti. Fiduciose di una clientela che ha fatto propria la famosa battuta di Winston Churchill: “Non sono difficile, mi accontento del meglio”. Ora che arriva la stagione delle grandi feste è il momento ideale per provare queste novità.

E non c’è modo migliore per iniziare una cena ambiziosa che uno Champagne importante quale ad esempio, l’Amour de Deutz 1999 della omonima azienda champenoise, di nuovo sul mercato Italiano tramite la Fazi Battaglia delle Marche. Selezione fortemente voluta dal direttore Fabrice Bosset, al timone da 1996, è un Blanc de blanc creato dalla selezione delle migliori uve Chardonnay disponibili. Il vino rispecchia in pieno la terra degli impareggiabili villaggi di provenienza della Còte dea Blancs: Mesnil-sur-Oger, che conferisce la nobile austerità, la razza e la persistenza, e Avize, che aggiunge morbidezza e frutto. La casa gentilmente suggerisce i seguenti abbinamenti gastronomici: “un’aragosta o i gamberi ai ferri, un pesce in salsa leggermente cremosa con spezie dolci, una spigola condita con un semplice filo di olio d’oliva, le ostriche o il caviale, l'Oscietra in particolare.

E per Il piatto principale? Strano destino quello del Cabernet Franc, uva largamente incompresa persino da intenditori navigati, causa vini magri e vegetali prodotti in zone così diverse quali il nordest d’Italia e la Loira francese. Basta però, assaggiare il meglio delle produzioni di Saint-Emilion - Château Cheval Blanc o Château Ausone - per capire la distinta eleganza, fragranza e classe della varietà. Ma nel bordolese il Cabernet Franc viene inevitabilmente aiutato, rimpolpato con generose dosi di Merlot, pratica per nulla necessaria nell’Italia centrale, innanzitutto, se non esclusivamente, sulla costa toscana. Il profeta del vitigno, una specie di San Giovanni Battista, seppure la sua sicuramente non sarà una vox clamans in deserto, è stato il winemaker Luca D’Attoma, che lo lavora, con risultati spesso impressionanti, in diverse aziende dove presta la consulenza. E ora egli è in grado di offrire la propria versione, prodotta nell’azienda di proprietà in quel di Riparbella, a ridosso di Cecina, in provincia di Livorno. Le vigne, con vista sul mare sottostante, sono di rara bellezza, e sono coltivate come un orto. Logico, dunque che il Duemani 2004, la prima seria annata di produzione (l’azienda è ancora molto giovane), sia un vino di grande respiro e ventaglio aromatico, pastoso e persistente ma con la finezza di tannini e la setosità di trama che contraddistingue il Cabernet Franc lavorato a regola d’arte. Settemila bottiglie per il mondo intero, ma il 2006 e il 2007, pure superiori, sono anche millesimi più generosi. Un rosso che fa matrimonio d’amore con i piatti di carne della grande cucina: il gran pezzo, il carré d’agnello e il pollame nobile, in primis il piccione.

Dulcis in fundo, ovviamente, uno dei vini dolci italiani della nuova generazione che gareggiano alla pari con le migliori creazioni dei pasticcieri di rango. Esempio folgorante è il Moscato Passito di Pantelleria di Carole Bouquet, arrivata sull’isola con l’intenzione di fare pure agricoltura. E l’agricoltura pantese si riduce, essenzialmente, a tre raccolte: le olive, i capperi e le uve. O meglio, l’uva, poiché è il Moscato d’Alessandria che domina le produzioni isolane, in questo caso ammaestrato con perfezione nel 2005, grazie anche agli sforzi di Donato Lanati, uno dei principi dell'enologia nazionale.
Un brillante oro vecchio di colore con riflessi ambrati, il Sangue d’Oro 2005, dolce con molta compostezza, morbido e caldo, esala tutti i profumi della macchia mediterranea isolana insieme con la frutta candita, il miele e la confettura. Accompagnerà alla perfezione le mousse e le bavaresi a base di pesca o albicocca, ma il suo vero destino è come vino di meditazione, da sorseggiare con rispetto e attenzione a fine pasto.

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