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Il Sole 24 Ore

Tendenze - Indagine Eurisko sui consumi domestici: i giovani inglesi sono i maggiori bevitori, ma di bottiglie francesi. Per i bianchi poco mercato. In Italia prezzi più bassi rispetto alla Francia. Cresce la concorrenza di Australia, California e Cile.

Se il futuro è dei giovani, allora i produttori italiani di vino devono guardare con particolare attenzione al mercato inglese. Età media sui 35-44 anni, residente a Londra e dintorni, status sociale piuttosto elevato: è il miglior cliente. Se invece l’attenzione si focalizza sul mercato tedesco, la fascia d’età di maggiore interesse è più matura, intorno ai 60 anni (la stessa dell’Italia). Una via di mezzo in Francia, dove i più affezionati bevitori hanno circa 45 anni, con una concentrazione nell’area parigina e reddito più elevato. E’ un primo spaccato della ricerca comissionata dal ministero delle Politiche agricole a Eurisko per capire meglio il consumatore tipo di vino su tre mercati strategici: Germania, Francia e Inghilterra infatti assorbono circa il 62% dell’export italiano. L’analisi comprende anche il mercato interno, con una serie di indicazioni interessanti per gli operatori del settore. In tema di globalizzazione, infatti, nessuno può dormire sonni tranquilli. E se per ora, come è stato detto in occasione del convegno organizzato a Roma da Vinext – associazione che si prefigge la valorizzazione del vino italiano – la concorrenza dei produttori emergenti quali Australia, Nuova Zelanda e Cile, si fa sentire soprattutto nei mercati esteri, presto i nostri produttori se la potrebbero ritrovare anche in casa. E sempre dal mercato inglese arriva un dato che deve far riflettere: il 59% degli intervistati ha acquistato negli ultrimi tre mesi un vino francese, mentre la piazza d’onore spetta ai vini australiani con il 53%; terza è l’Italia, ma solo con una quota del 24%, tallonata dal Sud Africa con il 22 per cento. E anche la California comincia ad avere una presenza meno simbolica, con quote intorno al 4-5% anche in Francia e Germania. Ma qual è il vino preferito? Le risposte raccolte dai ricercatori di Eurisko non lasciano spazio a dubbi: le preferenze vanno al rosso, con una vittoria schiacciante su tutti e quattro i mercati osservati. Una conferma, anche se va detto che alcuni fattori possono aver esasperato il “gap” tra i bianchi e rossi: la ricerca è riferita ai consumi in casa, saltando così tutti i drink esterni che spesso vedono protagonisti i bianchi; e ancora, le interviste sono state raccolte nel periodo invernale, favorevole ai rossi. Molto ampia la forbice dei prezzi. Essendo tutto vino di importazione, il prezzo medio più elevato lo pagano gli inglesi, con 7,50 euro (anche se va tenuto conto dell’accisa applicata dal Governo di Londra, circa 2,5 euro per bottiglia); segue la Germania con 5,19 euro. La sorpresa maggiore viene forse dal confronto tra i due maggiori produttori: in Francia una bottiglia costa mediamente 4,38 euro, più del doppio rispetto ai 2,26 euro pagati in Italia. Un dato che non soddisfa certo i produttori italiani, ma che lascia intravedere anche gli spazi di crescita sia all’estero che sul mercato interno. Un problema molto avvertito anche nel Lazio, come ha ricordato il presidente della regione, Francesco Storace, intervenendo ai lavori. “Obiettivo prioritario per il vino laziale – ha affermato – deve essere la conquista del mercato romano, che attualmente assorbe solo il 3% dei tre milioni di ettolitri prodotti dai vigneti regionali”. Storace ha ricordato gli sforzi che la Regione sta facendo per migliorare la qualità, utilizzando anche i fondi Ue: nel biennio 2000/2001 sono stati spesi 4,5 milioni di euro per la riconversione di 648 ettari.

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