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Il Sole 24 Ore

Il fondo di bottiglie Doc con rendimenti «mossi» ... Sebbene sia ancora presto per fare valutazioni - la vendemmia 2003 è ancora in corso -, le previsioni di vignaioli ed enologi sono per un'annata importante. E ciò contribuisce a riaccendere tra gli appassionati di vino la voglia di mettere in cantina bottiglie di pregio, che si rivelino con il tempo anche buone forme d'investimento alternative. «Il mercato dei grandi vini ha un incremento medio annuo dei prezzi delle migliori bottiglie superiore al 10% fino a punte di oltre il 100% - afferma Alberto Cristofori, uno dei tre soci fondatori di WineTip, società specializzata nella commercializzazione di vini pregiati -. Senza poi dimenticare che il vino di alta qualità non ha quasi mai un andamento decrescente del proprio valore». Entro fine anno. WineTip en primeur (www.winetip.com) sta mettendo a punto, assieme aun importante istituto finanziario italiano, un fondo comune d'investimento che investa in bottiglie di vino e in strumenti e certificati che abbiano come sottostante il vino. Il lancio di questo fondo dovrebbe avvenire per fine anno. «Fondi di questo tipo esistono all'estero e hanno avuto rendimenti molto soddisfacenti - aggiunge Cristofori -, ma non sono quasi mai accessibili all'investitore italiano e non comprendono il mercato dei vini italiani, probabilmente quello che offre le maggiori potenzialità di crescita». La struttura del nuovo fondo prevede una raccolta di circa 2 milioni di euro nel primo anno fino ad arrivare a circa 10 milioni nel medio periodo. L'orizzonte temporale d'investimento sarà di 5-7 anni, anche se le quote potranno essere liquidate prima. Il rendimento che WineTip prevede di raggiungere - con l'incremento di valore medio delle bottiglie e sfruttando l'asimmetria di prezzi su diversi mercati - è compreso tra il 20 e il 30% annuo con un margine di variabilità del 15% circa. «È molto importante affidare la gestione a esperti, che hanno la professionalità necessaria per massimizzare la gestione di un portafoglio vini e certificati en primeur o future, che attribuiscono il diritto di ricevere a una data prestabilita un certo numero di bottiglie di vino - spiega Cristofori -. Così si ha il vantaggio di assicurarsi vini di qualità, che saranno di difficile reperibilità nel momento di uscita sul mercato e in più con un forte sconto fra il 20% e l'80%». Come scegliere i vini giusti? «Il vino di qualità è rappresentato dalla nicchia di mercato dei vini con elevato potenziale di invecchiamento», risponde Cristofori. Le etichette su cui punterà il fondo saranno per lo più francesi e italiane e suddivise per età delle bottiglie (vedi grafici). Pochi e ipervalutati. Sebbene la Francia sia la protagonista nelle aste internazionali dei migliori Cru (vini di alta qualità) del mondo, le grandi annate dei vini italiani si sono via via affermate, con buone performance di prezzo. «Chi ha comprato questi vini 10 anni fa ha pagato persino un decimo del prezzo attuale - sottolinea Cristofori -. E gli spazi di crescita non sono ancora finiti». Da Toscana e Piemonte vengono il 90% dei vini da investimento, «con i Cru di Gaja, il Barolo di Aldo Conterno, Clerico, Scavino e di Giacomo Conterno, il Barbaresco di La Spinetta e Giocosa, il Brunello di Montalcino di Biondi Santi e di Soldera, l'Amarone di Dal Forno, Quintarelli, Allegroni». E ora, accanto ai più battuti in asta - il Sassicaia e i rossi supertuscan con rivalutazioni annuali a due cifre percentuali - ad aggiudicarsi sempre più riconoscimenti di prestigio sono nuovi vini. Si tratta di "vin de garage", produzioni esigue, ricercatissime e ipervalutate. Qualche esempio? I maremmani Messorio dell'azienda bolgherese Le Macchiole (le bottiglie del '99 sono passate nell'arco di un anno da 120 a 200 euro) o il Redigaffi di Tua Rita di Suvereto (il 2000 ha più che triplicato il prezzo in pochi mesi), ma anche gli umbri Campoleone e Sagrantino o il Terra di lavoro della campana Galardi (il 2000 si è rivalutato del 200%).

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