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Il Sole 24 Ore

Il «Wine show» di Torino punta verso l'Est Europa ... Anche il vino ha il suo "show". Un grande evento di pubblico, con tanto di scaletta fatta di degustazioni professionali e di eventi dove la coltura del vino diventa cultura trasmessa a un consumatore sempre più attento e desideroso di conoscere. Il "wine show" è una delle tante iniziative proposte per la prima volta al Salone del vino che si inaugura questa mattina al Lingotto di Torino. E che tra l'altro comprende una sessione dedicata all'analisi dei nuovi mercati dell'Est europeo. Alla manifestazione partecipano più di 1.200 aziende provenienti da tutte le regioni italiane: per lo più sono cantine di piccole e medie dimensioni, e non mancano i grandi nomi che fanno tendenza o che, per dimensioni, hanno un peso importante nella formulazione dell'offerta del vino made in Italy. Ma la congiuntura di oggi non aiuta certo a stare allegri. Il settore del vino si trova anch'esso in una zona d'ombra, e questa è per una buona parte la conseguenza dell'aggressività crescente che la concorrenza internazionale ha dimostrato di avere e usare spregiudicatamente agendo sia sulla qualità dei prodotti, sia sui prezzi. Questo spiega perché gli organizzatori del Salone abbiano dunque promosso degli eventi mirati a conoscere più da vicino i nuovi mercati, nonché la formazione dei listini. «Con queste nuove iniziative - dice il presidente del Lingotto, Alfredo Cazzola - il Salone arricchisce la sua natura specialistica e professionale; e l'incontro tra pubblico e cantine è per i produttori un'ottima opportunità di marketing che conferma il ruolo strategico della manifestazione». L'appuntamento di questo anno oltretutto arriva in un contesto piuttosto appannato. Da un lato, l'ultima vendemmia è risultata essere tra le più scarse degli ultimi decenni (44,9 milioni di ettolitri di vino, contro una media dell'ultimo quinquennio di 54 milioni) e, dall'altro, le esportazioni accusano una contrazione che si è fatta assai sensibile (-17% nei primi sei mesi dell'anno). E l'export di vino è troppo importante per l'Italia, non solo perché un terzo del prodotto prende la strada estera, ma perché i 2,8 miliardi di euro di introiti costituiscono la voce più pesante (pari al 17%) sul totale delle esportazioni agroalimentari made in Italy.

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