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Il Sole 24 Ore

Nel Dna scorrono i segreti del vino: un team di ricercatori italiani ha completato la prima tranche della mappatura del genoma della vite ... Italia e vino, binomio a un passo dalla perfezione. Da sempre il Paese è (con la Francia) leader mondiale per produzione, consumo ed export; ora ha le premesse per esserlo anche dal punto di visto scientifico. Il segreto di questo traguardo, per quanto sia ancora parziale, sta tutto nella prima mappatura del genoma della vite mai realizzata a livello mondiale e che è parte integrante di un progetto scientifico tutto italiano assai più articolato denominato Vendemmiaio. Il nome è lo stesso del primo mese del l'anno imposto dai repubblicani francesi all'indomani della Rivoluzione del 1789; ora è anche il nome scelto dagli scienziati di otto università (da Udine a Bari) e dal Cnr alle prese con il sequenziamento del genoma della vite. Questo genoma, al pari di quello umano già sequenziato dagli studiosi americani, è considerato tra i più complessi esistenti in natura e conta almeno 500 milioni di "coppie di basi" di Dna. I ricercatori italiani, al lavoro da nove mesi, hanno individuato finora 40mila frammenti. I risultati definitivi del progetto, che è destinato a dare una svolta concreta con ricadute di tipo economico e di immagine per tutta la filiera, dovrebbero arrivare non prima di un triennio con un costo complessivo stimato nel l'ordine di 26 milioni di euro. La prima tranche della mappatura del genoma della vite appena completata - finanziata dalla Cassa di risparmio di Trento e Rovereto e dalla Provincia autonoma di Trento - è stata realizzata dai ricercatori dell'Istituto agrario di San Michele all'Adige diretti da Riccardo Velasco e Stella Grando, che hanno lavorato in collaborazione con il Dipartimento di produzione vegetale e Tecnologie agrarie del l'Università di Udine diretto da Michele Morgante e con il dipartimento scientifico e tecnologico dell'Università di Verona diretto da Mario Pezzotti. Enti che sono parte integrante del progetto Vendemmiaio che, a sua volta, vede una rete di 13 unità di ricerca aderenti al Consorzio interuniversitario nazionale per la biologia molecolare delle piante presieduto da Mario Cresti dell'Università di Siena. Il coordinamento scientifico del progetto è affidato all'équipe di Enrico Pè dell'Università di Milano. La decodifica del genoma della vite servirà per arrivare ad avere l'esatta conoscenza scientifica di un prodotto vecchio come il mondo, il vino, di cui l'Italia è appunto sempre stata leader sotto il profilo economico e produttivo (un milione di aziende vitivinicole con 9 miliardi di euro di ricavi e valori al l'export prossimi a 3 miliardi). Non solo: può dare, a chi per prima verrà in possesso della mappatura, un vantaggio strategico nel controllo della qualità del prodotto vino. Tutto questo suggerisce il fatto che il mercato del vino di domani sarà dominato non tanto da chi ha alle spalle la tradizione, ma da chi potrà disporre della conoscenza scientifica della materia. E l'Italia questa opportunità l'ha a portata di mano, anche se non bisogna dimenticare che anche altri Paesi (Australia e Usa) hanno avviato a loro volta progetti similari a quello italiani. «La mappatura - spiega Enrico Pè - rappresenta un punto fondamentale di caratterizzazione di un genoma in quanto prevede la ricostruzione del genoma stesso attraverso la riorganizzazione di frammenti genomici clonati secondo l'ordine originario, con il grande vantaggio di fornire gli strumenti operativi per accedere a qualsivoglia porzione del genoma così frammentato e organizzato». Ne consegue che il risultato ottenuto «oltre a rappresentare il primo esempio di questo genere mai realizzato completamente in Italia, ha una grande valenza scientifica, tecnologica e progettuale». I ricercatori, avvalendosi di strumenti informatici avanzati, hanno finora lavorato su un modello di analisi innovativo denominato Dna fingerprinting, che ha permesso la scansione analitica di oltre 40mila frammenti diversi del genoma: ora si sta lavorando al loro ordinamento. Tutto questo consentirà di «identificare - spiega il responsabile scientifico del progetto - quelle porzioni del genoma responsabili dei caratteri agronomici più interessanti e di utilizzare le informazioni per la costituzione di nuove varietà con diverse caratteristiche rispetto a quelle esistenti». In sostanza il progetto consentirà un migliore «controllo genetico dello sviluppo della vite», un'attenta «regolazione dei processi produttivi e dei metaboliti primari e secondari caratteristici della bacca», nonché l'osservazione naturale del «sistema genetico che determina la risposta della pianta alle diverse condizioni ambientali» e la riduzione dell'impiego di fitofarmaci. Valenze di un progetto che non ha nulla a che fare con gli Ogm ma che, al contrario, è quanto di meglio e avanzato la scienza italiana possa fare per lo sviluppo naturale della vite e della cultura del vino.

Genetica al servizio dell’uva

Il Progetto Vendemmiaio, alla fine del suo
processo di ricerca, permetterà tutta una serie di
conoscenze con ricadute così classificate:>BR>
- individuazione dei meccanismi di suscettibilità a patogeni con difesa della vite svincolata dall’impiego di fitofarmaci;

- sviluppo di strumenti molecolari per
l’individuazione di differenze genetiche tra vitigni e cloni da utilizzare per la valorizzazione del germoplasma autoctono;

- percorsi metabolici in grado di determinare le
caratteristiche qualitative (tannini, antociani) o dei composti positivi per la salute umana(resveratrolo);

- delucidazione del sistema genetico che controlla
lo sviluppo della pianta e dei processi riproduttivi (vigoria vegetativa, carica di gemme a fiori ottimali) con possibilità di ridurre gli interventi di potatura;

- biodiversità e sviluppo di metodi di selezione di portainnesti in funzione delle caratteristiche.

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