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Il Sole 24 Ore

Vini Doc, prima sconfitta. La fumata nera al Comitato dà via libera alla Commissione Ue sulla deregulation delle etichette ... Il fronte mediterraneo, capeggiato dall'Italia, non è riuscito a sbarrare il passo alla Commissione europea nella battaglia, per ora persa ai punti, sulla tutela di alcune delle più blasonate etichette del vino made in Italy. Ieri, al Comitato di gestione Ue - un organismo tecnico dell'euroburocrazia enologica - si sono contati 47 voti a favore (40 i contrari) sul regolamento che volgarizza l'uso di molte «menzioni aggiuntive» che caratterizzano le denominazioni di 17 tra le più famode etichette italiane: Brunello, Amarone, Recioto e Morellino, per fare gli esempi più illustri. Il cui nome potrà essere usato anche lontano migliaia di chilometri dai luoghi d'origine. Uno scarto di voti che, tecnicamente, ha determinato una «assenza di parere». Tradotto dal burocratese, vuol dire che ora la Commissione Ue può andare avanti per la propria strada, con un'inversione a 360 gradi sulla tanto sbandierata politica di tutela della qualità. Un dietrofront clamoroso se si considera che solo due anni fa Bruxelles aveva deciso di blindare queste «menzioni», riservandone l'esclusiva ai paesi d'origine. Nessuno potrà utilizzare per intero la denominazione Amarone della Valpolicella. Ma Amarone sì, generando tra i consumatori non poca confusione. La notizia è rimbalzata da Bruxelles nel primo pomeriggio di ieri, provocando una dura reazione del ministro per le Politiche agricole, Gianni Alemanno. «In termini formali - ha spiegato il ministro - il Comitato di gestione non ha espresso il proprio parere favorevole, per il quale è prevista una maggioranza di due terzi. L'adozione del regolamento è quindi responsabilità esclusiva della Commissione, che deve prendere atto del voto odierno rivedendo l'impianto della sua proposta: se non lo farà si renderà responsabile di un atto politico non giustificato». Comunque, l'intenzione è di forzare anche le procedure comunitarie e portare la questione all'esame del Consiglio dei ministri agricoli. «Invierò oggi stesso - ha annunciato il ministro - una lettera al presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, e al commissario Ue, Mario Monti, per invitarli a farsi promotori del rigetto della proposta. Inoltre, chiederò che la questione venga messa all'esame del Consiglio agricolo Ue del prossimo 24 febbraio». Una levata di scudi contro il nuovo regolamento è venuta anche dal mondo delle associazioni dei produttori. «È uno scippo delle nostre denominazioni Doc che apre le porte alle imitazioni di prodotti la cui qualità è proprio il forte legame con il territorio» afferma il presidente della Coldiretti, Paolo Bedoni. «Un pericoloso precedente per tutte le produzioni tipiche di qualità» incalza il presidente della Confagricoltura, Augusto Bocchini. Così per il presidente della Cia, Massimo Pacetti: «È un attacco alla qualità e alla tradizione del nostro Paese». E da tutte le associazioni arriva una sollecitazione ai rappresentanti italiani a Bruxelles perché il regolamento sia modificato. Scende in campo anche il presidente dell'Unione italiana vini, Ezio Rivella, secondo il quale «se il regolamento non dovesse essere cambiato, l'unica via d'uscita per tutelare le menzioni tradizionali sarebbe registrale come marchi d'impresa. Una strada già percorsa dal Brunello di Montalcino su mercati come Usa, Giappone e Canada». A difendere il regolamento ci ha pensato Gregor Kreuzhuber, portavoce del commissario Ue all'Agricoltura Franz Fischler. «Non è corretto – ha detto – affermare che i vini di qualità perdono la protezione di cui godono. Se l'Argentina vorrà utilizzare la menzione Brunello dovrà rispettare condizioni e criteri molto stretti e provare che l'indicazione veniva già utilizzata in passato». Una prova, stando sempre al nuovo regolamento, che potranno dare le stesse associazioni dei produttori che esportano. (arretrato de "Il Sole 24 Ore" dell'11 febbraio 2004)

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