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Il Sole 24 Ore

A me mi piace - Sul cibo un'abbuffata di parole. Ne parlano tutti, ovunque. Trattandolo impropriamente come Cultura e scomodando Kierkegaard e Leibniz ... Èdiventato come "Figaro", tutti ne parlano: nei salotti dove si vorrebbe far ... cultura, in televisione a ogni ora, nei quotidiani in ogni pagina, negli uffici in ogni piano, ma perfino a tavola mentre si mangia e nelle beauty farm, mentre si digiuna, felici di immaginare il domani con la pancia piena. Si tratta di Sua Maestà il cibo, fino a qualche anno fa, un ufo per i media: rare le rubriche nei quotidiani e nei magazine, soprattutto nelle pagine culturali, tabù nel piccolo schermo, fuori della porta laddove la Cultura si scrive con la C maiuscola, trattato, sempre e comunque, come argomento di nutrizione. Chi mai avrebbe osato, tempo fa, affermare o scrivere che il culatello è un'opera d'arte o il violino di capra un'espressione della cultura materiale della Valchiavenna? Poi all'improvviso è scoppiata la rivoluzione "della Ragion Gastronomica": il cibo è stato "sdoganato", gli chef sono diventati protagonisti dello star system, sono arrivate le degenerazioni rappresentate dal reality show (o meglio trash = spazzatura) Il Ristorante della Rai Tv, continue le presenze in video di abbuffate nelle piazze, nonché di grilli parlanti e di dietologi minacciosi. All'improvviso l'interesse ha contaminato pure quotidiani, settimanali e mensili, fino a prima "digiuni" o "anoressici" verso il vino, i piatti e i prodotti.Un fenomeno ormai dirompente che tocca il suo culmine, anche negli Stati Uniti, con un lungometraggio di grande successo, Sideways,di Alexander Payne, un roadmovie tra i vigneti californiani, e con Mondodivino dell'americano Jonathan Nossiter, presentato al Festival di Cannes. Insomma il cibo è un tema che tira soprattutto nella comunicazione. Perché tutto questo? Perché in tanti, in troppi cercano di sedersi al tavolo del trend vincente? Soprattutto la cultura è in agguato: scrittori o presunti tali, intellettuali firmatari di ogni tipo di manifesto, tutti pronti a produrre racconti, saggi, testimonianze sulle mozzarelle, sulla pasta, sul pomodoro, sugli spaghetti, sul pranzo di Natale, sul primo bicchiere di vino. Se si va a controllare i cataloghi delle case editrici ormai è impossibile trovare un romanzo dove, tra le pagine, non ci sia un ripieno di ricette.Ma l'aspetto ancor più macroscopico è dato dal gioco culturale del momento: la caccia al gusto dei filosofi. Così riscopriamo i pitagorici vegetariani, il saggio "in vino veritas" di Kierkegaard, il parco Leibniz, poi magari arriverà il turno letterario, diventerà così nota la poesia di Giovanni Pascoli sul risotto romagnolesco o quella sul formaggio di fossa di Tonino Guerra. Perché non approfondire invece la cultura materiale, la nouvelle histoire, le microstorie, forse più in sintonia con la Ragion gastronomica? Per molti, per tanti "ciboKultura" è il nuovo Barnum. In realtà il sistema cibo non ha bisogno di essere "accettato" nel tempio della cultura, perché è tale nel momento che si produce, quando lo si prepara e nel momento del consumo. Chi può negare la C maiuscola di cultura, per esempio, al formaggio ragusano, ottenuto dopo ore di lavorazione manuale, frutto di una tradizione storica di metodi, usi e di gestualità? Siamo in presenza di un prodotto che rompe gli schemi dominanti della produzione massiva, quindi tradizione che diventa un'innovazione riuscita. E come il ragusano tanti sono i giacimenti, tali da essere ritenuti "colti". Non ha la C maiuscola quella dell'artista che "violenta" la materia cibo per segnare una sua opera, magari scolpendo quello stesso formaggio o imbrattandolo di colore. La cultura è già permeata nel prodotto, che senso ha violarlo? Insomma il cibo è in tournée: uno spettacolo in cui tutti vogliono una parte, così come in passato è stato con la moda, locomotore del costume, oggi non più "cavalcata" per aver esaurito la carica di innovazione e creatività, necessaria per essere avanguardia. Il passaggio del testimone tra moda e cibo è evidente, perché il sistema cibo è da sempre un medium di comunicazione, introvabile nei manuali, dove la scienza del comunicare viene codificata, ma nella cronaca vivo e incisivo. Ora è diventato immagine, di fatto tendenza, o ancor meglio metafora, per raccontare, informare, creare nuovi miti: le iscrizioni sono ancora aperte, fino a quando non passerà il testimone al design, prossimo motore delle tendenze! Sine qua non

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