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Il Sole 24 Ore

Imprese di famiglia - Il re dell'Amarone. Il vino di Dante sfonda all'estero. La sfida sui mercati dell'azienda vinicola veneta di Sandro Boscaini, che esporta l'87% della produzione ... Ha saputo coniugare il passato con il presente, elaborando nuove tecniche produttive che hanno ridato smalto, e mercato, a nobili vini; si è imparentato, commercialmente parlando, con i Serego Alighieri, il cui antichissimo casato si nutrì oltre 450 anni fa del matrimonio di un Serego con una Alighieri, discendente diretta del poeta Dante; si è prodigato, attraverso un Premio e una Fondazione, per rivitalizzare la cultura veneta e dare respiro internazionale a quella dei vini prodotti in Valpolicella; ha giocato carte importanti nel riportare in vita l'Oseleta, un'uva a rischio estinzione.

Di certo un protagonista della vitivinicoltura veronese Sandro Boscaini, commendatore della Repubblica e dal 1978 presidente dell'Agricola Masi, la cui azienda - operativa in località Gargagnago di Sant'Ambrogio di Valpolicella - si è portata a casa a fine 2004 « il riconoscimento di una vita » : quello di " Cantina europea dell'anno" per il lavoro svolto in difesa dei vitigni autoctoni.

D'altra parte il tracciato operativo di questo imprenditore, legato a filo stretto all'assunto che la terra non vale nulla se non c'è qualcuno disposto a valorizzarla, si è alimentato di creatività e lungimiranza, ma anche di tenacia e di coraggio. Perché riuscire a cambiare le carte in tavola nel settore del vino non ha mai trovato sostenitori dietro l'angolo. Ma di questo Boscaini non si è preoccupato più di tanto, convinto che l'enologia si debba confrontare, in termini di qualità, anche con l'innovazione.

Così ha saputo trascinare sul podio il nobile Amarone e ora si è imposto una nuova missione « possibile » : quella di rivitalizzare il Recioto, « un grande vino démodé, da tutti lodato anche se da nessuno acquistato per via di quel colore rosso scuro che tira al nero e che fa tremare le casalinghe per le sue macchie scure sulle tovaglie » . Ma c'è dell'altro. È stato infatti Boscaini a farsi portavoce, a fronte di una sorta di esportazione alla rovescia, di una iniziativa produttiva oltre oceano, che non manca peraltro di enfatizzare: « Alcuni anni fa mi resi conto, alla stregua dei calciatori argentini diventati famosi in Italia, che anche le uve veronesi potevano beneficiare di opportunità vincenti in Argentina. E lì ho acquistato 160 ettari di terreno nella valle a ridosso del vulcano Tupungato, in quel di Mendoza. Il risultato? Un milione di bottiglie vendute in giro per il mondo visto che a livello locale non c'è trippa per gatti ».

Di certo una bella azienda l'Agricola Masi, presente in una sessantina di Paesi a fronte di un export superiore all' 87% e la cui distribuzione risulta indirizzata soprattutto a ristoranti, hôtel ed enoteche. Con un fatturato consolidato attestato sui 42,5 milioni di euro e un Ebit sugli 8,5 milioni a fronte di una produzione di dieci milioni di bottiglie legate a 12 varietà e 25 diverse etichette.

L'azienda può inoltre contare su un Gruppo tecnico da tempo impegnato a ripristinare le eredità viticole ed enologiche del Veneto; su un centinaio di dipendenti diretti, cui si ne aggiungono altri 80 90 a livello stagionale, nonché su 560 ettari di terreni di proprietà, 400 dei quali vitati.
Per maggiore chiarezza, la Masi Agricola Spa fa capo in termini paritari a Sandro, ai suoi tre fratelli e ad altri tre cugini, benché la maggioranza delle azioni si riconduca alla holding di famiglia " Terre, vini e vigne Srl", nata « per salvaguardare il domani in caso di eventuali diatribe » . Non va inoltre dimenticato che alla Masi risponde anche il 60% del " ceppo" Serego Alighieri. Un matrimonio legato inizialmente a una joint messa a punto nei primi anni Settanta, che nel 1991 avrebbe partorito l'Azienda agricola Serego Alighieri e quella commerciale Possessioni di Serego Alighieri. Società ora sbarcate anche in Toscana, a Cinigiano, una località grossetana confinante con Montalcino dove nel 2006 inizierà la produzione del Montecucco doc e di un altro paio di vini superiori.

Schivo e riservato nel privato, quanto fiume in piena nel parlare dei suoi vini, Boscaini nasce a Marano di Valpolicella dove suo padre Guido, in abbinata al fratello Giovanni Battista, gestiva una cantina ( la Boscaini Paolo & Figli) ancorata ai vigneti di proprietà che commercializzava dai 12 ai 15mila ettolitri di vino. Poca cosa in confronto ai grandi numeri firmati dai Bertani e dai Bolla.

Delle vere potenze, inattaccabili sul loro mercato di riferimento. Così il giovane Boscaini, una volta portata a casa una laurea in Economia e commercio, si rese conto che bisognava aggirare l'ostacolo puntando, anziché sul Soave e sul Valpolicella, su vini superiori. Battendo peraltro la strada dell'innovazione.

« Papà mi diede retta e decise di " provarmi", mettendomi a disposizione un minimo capitale » . Non sarebbe stato un cattivo affare, con la mia Masi pronta ad autorifinanziarsi grazie a una piccola rete commerciale che si rivolgeva ai ristoratori, sempre più propensi ad acquistare vini esclusivi. « E il nostro Amarone e l'originale Campofiorin, partorito da una doppia fermentazione delle vinacce, lo erano. E dire che l'Amarone classico veniva considerato vecchio e con poco mercato... » .

Arriviamo così al 1988 quando, in un ambito di revisione delle etichette, Boscaini decise « di puntare sul nome Masi scritto in grande sulla bottiglia, mentre la qualità del prodotto veniva riportata in piccolo: era un rompere gli schemi, non imitabile e anche per questo criticato. Ma la scelta nel tempo sarebbe risultata vincente. Non a caso la Masi nel 2002 avrebbe assorbito la Boscaini, vista l'esigenza di poter contare su più vigneti. Operazione che ci fece perdere un milione mezzo di bottiglie senza però intaccare più di tanto la redditività » .
E il domani? « Continueremo a battere la strada dei vini alti di gamma, con un pensiero rivolto alle " bollicine". Confesso che con il conte Pieralvise Serego Alighieri abbiamo impiantato, a 600 metri d'altezza, un vigneto sperimentale di pinot nero. Staremo a vedere come andrà a finire. Di certo non amo i salti nel buio... » .

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