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Il Sole 24 Ore

Allied è nel mirino Pernod. Trattative ufficializzate Il titolo inglese vola in Borsa (+ 16,5%) ... Pernod Ricard, per festeggiare i suoi 30 anni ( risale infatti al 1975 il matrimonio tra le due società) intende " bersi" al più presto i britannici di Allied Domecq (+ 16,5% ieri a Londra). La conferma di discussioni preliminari in corso è arrivata ieri dalla Francia e dall'Inghilterra, così da mettere fine alle indiscrezioni che circolano ormai da mesi sulla fusione tra i due gruppi.
L'operazione, se dovesse andare in porto con l'aiuto di Fortune Brands ( Usa) a fianco dei transalpini, sarebbe di quelle da ricordare negli annali delle transazioni finanziarie, dato che Allied Domecq capitalizza in Borsa oltre 10 miliardi di euro, a fronte dei 7,5 miliardi di Pernod. Un'operazione, quella allo studio, che ricalca nelle linee generali quella messa a segno con successo anni fa dalla stessa Pernod Ricard, con l'aiuto di Diageo, sugli asset di Seagram. Con la differenza che questa volta il nuovo gruppo si avvicinerebbe considerevolmente al numero uno mondiale del settore ( la britannica Diageo), dato che Pernod è ora al terzo posto e Allied al secondo. E come avvenne allora, la strategia di Patrick Ricard ( con la sua famiglia controlla il 35% di Pernod) è conquistare i britannici con l'aiuto del gruppo Usa, per poi procedere a una spartizione degli asset e dei principali brand in portafoglio. E quelli di Allied Domecq ( tra i principali soci troviamo l'assicuratore Aviva, il fondo Fidelity e i giapponesi di Suntory) che fattura 4,7 miliardi di euro e ha guadagnato nel 2004 sugli 800 milioni non sono da poco: dal whisky Ballantine's al gin Beefeter, dal Cognac Courvoisier agli Champagne Mumm e Perrier Jouet. Mentre è probabile che l'attività ristorazione, raggruppata nei marchi Dunkin ( Dunkin' Donuts, gelati Baskin Robbins e catena di sandwicherie Togo's), sarà probabilmente scorporata e ceduta agli alleati statunitensi. Senza contare il fatto che Allied ha una forte presenza in Giappone e negli Usa che farebbe senza dubbio " comodo" a Pernod Ricard.
Da parte sua Pernod Ricard, che fattura 3,5 miliardi di euro con un utile 2004 di utile di 487 milioni, ha proceduto negli ultimi anni a un ricentraggio delle attività, cedendo le bevande non alcoliche come Orangina, per puntare e rafforzarsi nei " superalcolici". Tant'è vero che i whisky in portafoglio rappresentano il 42% dei ricavi, i Cognac il 5% e il famoso pastis solo l' 8%. Fortemente internazionalizzato, nel 2004 il gruppo ha realizzato il 40% delle sue vendite in Europa, il 21% nelle Americhe e il 22% nel resto del mondo.
Questa strategia di sviluppo del portafoglio e all'internazionale è stata fortemente voluta da Patrick Ricard a partire dal 1988 con l'acquisizione di Irish Distillers seguita dai rhum Havana Club, dai vini australiani Jacobs' Creek e infine da una parte degli asset Seagram. È chiaro comunque, che il " bersi" o meno Allied Domecq dipenderà dal prezzo, ben sapendo che a fine 2004 l'indebitamento di Pernod si era fortemente ridotto e il gruppo ha i mezzi necessari per l'acquisizione.

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