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Il Sole 24 Ore

“Idea Italia” cercasi per rilanciare lo sviluppo. Le proposte sulla ripresa possibile. Il parere dell'imprenditore vinicolo Gianni Zonin ... Magari allungare l'orario di lavoro. O fare meno finanza e più investimenti nel business di riferimento. O ancora calibrare gli incentivi per far crescere le aziende, premiare i più bravi nella ricerca come in tutti gli altri settori. «Il Sole24Ore» avvia una carrellata di pareri alla scoperta delle proposte migliori per rilanciare il Paese. Politici, imprenditori, intellettuali, filosofi, ricercatori, artisti accomunati dalla ricerca dell'«Idea Italia», la soluzione ideale per lenire i mali del Paese, per trovare una via d'uscita a un'economia in recessione o quasi, a una società polarizzata e priva di identità forte. Le zavorre del Paese sono note: una pubblica amministrazione inefficiente che rappresenta un extracosto di sistema più che una risorsa preziosa per erogare servizi pubblici; un capitale umano un po' svilito su cui ha puntato poco finora il sistema formativo senza riuscire a valorizzare la risorsa principale di ogni sistema Paese; un nanismo d'impresa fino a pochi anni fa decisivo per superare i marosi della concorrenza e dei cicli economici internazionali, ma ormai schiacciato dalla globalizzazione; una specializzazione produttiva minata alla base dalle iniziative aggressive dei mercati di nuova formazione dai costi irrimediabilmente più bassi.E ancora le corporazioni, lo scarto tra pubblico e privato, i mercati protetti, le liberalizzazioni a metà.L'Italia è un Paese in pieno invecchiamento, dove la giovinezza rischia di essere associata solo all'immigrazione; un Paese che cerca idee per rilanciarsi ma si scopre pigro e viziato. Pochi brevetti, poca formazione, molti cervelli fuggiti altrove e oggi ai vertici dei successi internazionali della ricerca segnalano un Paese forse poco curioso della modernità, dilapidatore di intelligenze e di ricchezze. A cui serve un'idea per ripartire.
Gianni Zonin - imprenditore vinicolo
Portare da 40 a 44 le ore di lavoro Perché la crisi. Per tre grandi motivi: la globalizzazione dei sistemi economici che, da un lato, ha esteso le opportunità di intervento ma, dall'altro, ha finito per scombussolare i vecchi equilibri di mercato; e in Italia forse non eravamo preparati al dunque. Il secondo motivo è legato alla questione energertica che si è palesata con un consistente rincaro del petrolio, peraltro avvenuto in modo repentino. Infine la debolezza del dollaro, che ha penalizzato notevolmente le nostre opportunità di export verso l'area della moneta verde. In questo contesto già di per sé problematico, il settore vinicolo ha dovuto fronteggiare un forte appesantimento della domanda interna. •La proposta. Tutti debbono fare la loro parte. Gli imprenditori debbono impegnarsi di più nelle aziende investendo in ricerca e innovazione. Anche le maestranze debbono dare il loro contributo, permettendo di ridurre il costo del lavoro. Possono farlo dando la loro disponibilità ad aumentare le ore di lavoro da 40 a 44, oppure a ridurre il periodo feriale in quelle aziende che si impegnano a non delocalizzare per almeno tre anni. In questo contesto il Governo non può più prendere tempo e si deve decidere quanto prima ad abbattere gli oneri contributivi a carico delle imprese. Se questo non accade ho la sensazione che nei prossimi mesi vedremo una fila di imprese pronte ad andare via dall'Italia.

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