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Il Sole 24 Ore

Abbasso i biancorossi, viva i rosé. Nuove tendenze del vino in Italia. La riscoperta dello spumante di colore ... Ci sono momenti in cui il vino assume il ruolo di protagonista. Si discute sul caro prezzo, sul futuro nebuloso del vino made in Italy, si dibatte sul futuro dei vitigni autoctoni, si disquisisce sui vini del nuovo mondo. E poi ancora birignao intorno alle cantine progettate dagli architetti griffati. Poi sottovoce si comincia a nutrire qualche dubbio sui rossi e i bianchi barricati dopo anni di avanti con il legno come retrogusto.
Sui trucioli e sul concentratore ancora c'è pudore, meglio star zitti perché spesso chi li mette alla gogna poi... dai un'occhiata furtiva in cantina e ti accorgi che sono proprio loro gli utilizzatori più convinti. Non c'è però in questo momento un tema forte da copertina. Sembra quasi che il vino sia al capolinea. L'estate in rosa potrebbe essere l'argomento dell'estate 2005, ma sarebbe una ripetizione di quanto successo nel 2004 con la grande ripresa dei vini rosati. Ma, scava, scava, abbiamo scoperto che all'interno del rosa una tendenza emergente c'è, eccome. Si chiama rosé di colore, ma è preceduto dal termine champagne o spumante.
Di fronte a questo nuovo fenomeno, non tipico dell'Italia, sarebbe doveroso ricordare un personaggio che lo proponeva negli anni 70: il suo nome era Peppino Cantarelli da Samboseto di Busseto, mitico oste, avanguardista del culatello, antesignano dell'abbinamento di questo salume prezioso (anche a me sorge spesso il dubbio che aveva Gabriele D'Annunzio, ma si scrive con una o due " t") appunto con lo champagne rosé.

Fino a poco tempo fa lo spumante rosé era alquanto sottovalutato, oggi anche in Italia abbiamo davvero delle bottiglie di grandissimo livello a cominciare dai tre moschettieri dello spumante made in Italy: Bellavista, Ca' del Bosco e Ferrari (Trento brut rosé). È stato proprio Mauro Lunelli, patron della Ferrari, a produrre nel 1972 la prima bottiglia in Italia, per festeggiare il suo matrimonio.
A dir il vero ormai la schiera degli spumantisti in rosa, in particolare in Franciacorta (terra di pinot nero e di chardonnay, cuvée che di solito dà vita a questo vino), si è allargata assai: le bottiglie di Uberti, Cavalleri, Berlucchi, Fratelli Berlucchi, Contadi Castaldi, Majolini, Pizzini sono presenti nei ristoranti e in enoteca.

Accanto ai trentini e ai franciacortini oggi è possibile assaggiare altri rosé spumanti davvero interessanti a cominciare dall'altoatesino Rosé brut Vivalda Arunda (doppio nome per presenza su mercato italiano ed estero) e dal veneto Faìve, rosé brut di un noto produttore di prosecco, come Primo Franco di Valdobbiadene, ottenuto da un uvaggio particolare composto da merlot e cabernet sauvignon.
Altra curiosità "rosa" è un vino davvero originale, soprattutto perché l'uva impiegata è lambrusco (di Sorbara), di solito non considerata purtroppo nobile da chi ha la puzza sotto il naso ...

Ma forse per rendersi conto delle potenzialità varrebbe la pena di assaggiare il lambrusco ancestrale di Cavicchioli. Ebbene l'azienda Francesco Bellei di Bomporto (Modena) di Cristhian Bellei e Giorgio Battilani (enotecnico di razza, nonché fanatico delle bollicine) produce il Rosso Extra cuvée, adatto all'abbinamento con le ostriche, non con la mortadella... e anche un Extra cuvée Rosé brut, ottenuto con pinot nero e chardonnay.

Insomma ci sono pure le bollicine rosé della via Emilia: chi l'avrebbe mai pensato! I rosati con le bolle si adattano molto bene ai diversi piatti estivi, di pesce e di carni bianche, nonché con le pietanze, tipiche di mare: culatello e fichi, prosciutto e melone, tonno, pomodoro, caprese, nonché la pizza. Soprattutto i rosé di Franciacorta possono sposarsi molto bene con il pesce azzurro a cominciare dai sardoncini fritti e cipolla di Tropea. (arretrato de Il Sole 24 Ore del 10 luglio 2005)

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