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Il Sole 24 Ore

Caprai “Cantina dell’anno”… Vent’anni fa non erano in molti gli affezionati che conoscevano i vini dell’azienda umbra Arnaldo Caprai di Montefalco, fondata nel ’71 dal re del cashmere e dei merletti fatti a mano per equilibrare i propri investimenti.
Poi sul finire degli anni Ottanta è arrivato il figlio Marco che, conclusi gli studi, decise che il suo avvenire stava in quella piccola tenuta di 14 ettari ai piedi di Montefalco e che il vino, che allora faticava a trovare la sua strada del rilancio, doveva essere il più buono che si potesse fare. Una proposta impegnativa che però non ha tardato molto a trovare la strada giusta nella riscoperta di un vitigno che rischiava l’estinzione, il Sagrantino di Montefalco.
Il giovane vignaiolo non solo è riuscito a evitare il depauperamento del patrimonio autoctono, ma ha fatto del Sagrantino una delle proposte più innovative dell’enologia del centro Italia degli ultimi anni. Con la giuria mista del Gambero Rosso e di Slow Food che a coronamento di questo impegno hanno assegnato nei giorni scorsi all’azienda vinicola Caprai il premio “cantina dell’anno”.
Un “riconoscimento prestigioso”, come riconosce lo stesso Caprai, che premia sia la bravura tecnica del fare il vino, sia soprattutto la capacità gestionale dell’imprenditore. Che non si è lasciato intimidire dalla giovane età ma ha saputo guardare lontano e investito, al punto che oggi quella piccola tenuta ha assunto le dimensioni di impresa composta da 160 ettari di vigneto di proprietà, una struttura ben integrata nel paesaggio con 75 dipendenti, 600mila bottiglie, con un fatturato di cinque milioni di euro per 35% originato sui mercati esteri.
“Questo premio – ha dichiarato Caprai – onora tanti anni di lavoro ed è la conferma che, quando alla fine degli anni Ottanta la mia famiglia ha scommesso sul vitigno autoctono, aveva ragione. Rivalutare il Sagrantino attraverso la sperimentazione e la ricerca si è infatti rivelata una strategia saggia oltrechè lungimirante per essere riusciti a combinare l’innovazione e la tradizione applicate a un territorio fortemente vocato alla viticoltura”.

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