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Il Sole 24 Ore

In calo la produzione di uva (-11%) ... Le "bizze" estive del meteo hanno lasciato il segno nel vigneto Italia. E non solo. La vendemmia 2005, nonostante tanti stop & go determinati da piogge torrenziali cadute anche nei momenti clou, si sta avviando a conclusione con due dati che sembrano definitivamente acquisiti: il calo delle quantità, tornate sotto la soglia dei 50 milioni di ettolitri, e la qualità che difficilmente potrà essere annoverata tra le cosiddette "annate del secolo". Ma come spesso accade non tutto viene per nuocere.

L’imput questa volta arriva dall’Assoenologi che, in tandem con FieraVerona che ieri ha presentato una serie di iniziative per promuovere il vino italiano all’estero, ha tracciato i due dati salienti di questa vendemmia. Il primo è quello relativo alla produzione vinicola, valutata in 47,5 milioni di ettolitri, in flessione dell’11% rispetto ai 53,3 milioni dell’anno precedente; il secondo dato è quello della qualità, definita "eterogenea", vale a dire un’aggettivazione che gli stessi maestri di cantina solitamente utilizzano per condensare la presenza di punte di ottimo che si scontrano con valori mediocri, laddove a prevalere è un target di buono.

Ora, tenuto conto della perfida azione svolta dall’umidità che per settimane ha avvolto un po’ tutta la penisola, l’aggettivo buono assume un valore di notevole importanza. Tanto più che altrove in Europa, le cose non sono andate meglio che da noi.
Certo non è andata bene ai vignerons dell’Esagono, con le prioiezioni dell’Unione internazionale degli enologi che collocano la produzione vinicola francese a 53 milioni di ettolitri, in calo del 10% rispetto al 2004. Ed è andata ancora peggio, ma per il problema contrario della siccità, alla penisola Iberica nel suo insieme ha accusato un crollo del 20-22%, con la Spagna che scende sotto i 40 milioni di ettolitri, dopo che nel 2004 si era affacciata prepotentemente oltre il tetto dei 50 milioni.
Contraccolpi che, come conferma il direttore dell’Aei Giuseppe Martelli, si sono avuti un po’ dappertutto nell’Europa, con la produzione dei 25 Paesi Ue stimata prossima a 167 milioni di ettolitri, in forte arretramento (-14%) rispetto al consolidato dell’anno prima.

Insomma un anno, il 2005, che dal punto di vista qualitativo ha finito per porre fine a una sorta di tradizione che ha visto assegnare alle vendemmie delle annate mediane delle ultime sei decadi la definizione di "grande". Dall’altro lato, invece, la consistente riduzione produttiva può essere vista come una buona opportunità, capace di dare un taglio alle scorte di vino invenduto. È un fatto che la crisi economica che da tempo imperversa nel mondo, si riflette sui consumi alimentari; il vino non fa eccezione, al punto che i grandi centri di stoccaggio in Europa denunciano evidenti problemi di assorbimento. Anche per questo una vendemmia più scarna non può che alleviare un problema che pesa su tutta l’Europa.

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