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Il Sole 24 Ore

Altro che vino, questa è una spremuta di legno ... La storia dell’enologia apre un nuovo capitolo: “dai vini dei falegnami alle spremute di Pinocchio“. Sono costretto a rinunciare ad una fortunata definizione, coniata nel 1984, su queste colonne, per sostituirla con una metafora, a prima vista, più raffinata, in realtà molto più cruda per esprimere la rabbia e il disgusto nell’ assistere ad un nuovo “scandalo“ della Unione Europea. Sono forse due anni che “sparo“ contro il possibile via libera ai trucioli nel vino con articoli, con trasmissioni ad hoc, il Gastronauta, su Radio 24; certo sono solo parole, parole, parole, come canta Mina, servite , ahimè, a poco o niente, neppure a stimolare una battaglia o un dibattito da parte di organizzazioni di settore e dintorni , tutte prese a produrre aria fritta invece di intervenire, far pressione (lobbying) verso il Comitato di gestione vino a Bruxelles. Sono stati questi “ illuminati “ esperti , dopo un paio di anni, in stand by a far sì che nel prossimo futuro avvenga il miracolo dell’invecchiamento accelerato del vino con una spolverata di legno. I trucioli di legno servono infatti a sostituire le botti di rovere (al secolo barrique) per ottenere un sapore di legno, tipico appunto dei vini dei falegnami, ricercato come Figaro, denominato “gusto internazionale“ (ovverosia omologazione del gusto). I produttori facendo ricorso ai trucioli, non perdono tempo e denaro nel lungo affinamento, né sono costretti ad acquistare tante costose magiche botticelle di rovere utilizzano grandi contenitori in acciaio. Mi chiedo a cosa sia servito meditare così a lungo a Bruxelles. Forse ho poca memoria, ma un paio di anni fa la denuncia della pericolosità del legno per gli alimenti non giungeva con grida d’allarme, proprio dall’ Ue ?. Do you remember i pericoli per le stagionature dei salumi o dei formaggi a contatto con il legno ?. Voglio anche ricordare che in questi anni di riflessione“ comunitaria“ l’uso dei trucioli nei paesi Unione europea è stato permesso, ma solo per la sperimentazione; quel vino non poteva essere venduto . Chissà in quanti già hanno fatti i furbi….ma i controlli c’erano ?. E quali risultati hanno offerto ?. Perché già negli anni passati non è stato messo in discussione questa pratica.?. Viene appunto da chiedersi se il comitato di gestione vino non abbia, di fatto accolto, la richiesta dei paesi produttori membri, forse di qualche associazioni di categoria influente, magari italiana. E’ possibile che abbiano deciso “ loro sponte “ ?. Il dubbio nasce dal fatto che in tanti, in molti chiedono giustamente, anche in Italia un adeguamento dei regolamenti europei a quelli californiani, australiani, cileni, argentini ritenuti troppo “ liberal “. Questa domanda di equiparazione dai produttori viene chiesta per disporre delle stesse regole, basate sulla deregulation, dei paesi del Nuovo Mondo, oppure invocano che siano questi a stringere le maglie della loro libertà (pratiche di cantine in primis, denominazioni di origine etc)?. Tradotto in soldoni nel primo caso si cerca la competitività con un abbassamento dei costi di produzione perché i trucioli sono un fattore importante in questa direzione. E guarda caso molti produttori non sono più concorrenziali sui mercati mondiali. Se Bruxelles ha dato disco verde, sicuramente ci sono lobbying di produttori o associazioni che hanno spinto nella direzione di una liberalizzazione all’uso di trucioli. Un'altra spallata verso l’omologazione del gusto; un’ altra spinta a seguire i vini del nuovo mondo, espressione di legno, piuttosto che del terroir. E’ davvero stupefacente che l’Europa del cibo non cerchi di difendere stessa, la sua cultura materiale, il suo stile Quisquiglie su quanto succederà appunto dopo il via libera perché mi chiedo quale informazione verrà offerta al consumatore sui vini ottenuti con i trucioli. Una regola minima imporrebbe di riportare in etichetta le informazioni sull’uso dei trucioli, ma come sarà possibile farlo se prima non verrà individuato un metodo riconosciuto di analisi che consenta di individuare se quel vino è stato accelerato con i trucioli, oppure affinato in barrique ?. Il comitato di gestione vino di Bruxelles dovrà pur fornirci una metodologia di riconoscibilità per ordinare : “cameriere un truciolato rosso“. Sarà sufficiente appunto la dichiarazione del produttore in etichetta?. Soprattutto ciò sarà possibile, visto i regolamenti che limitano le informazioni da riportare sulle bottiglie?. Detto tutto questo dichiaro guerra ai trucioli, anzi alle spremute di Pinocchio, fino ad arrivare allo sciopero del bicchiere, ovviamente truciolato. Sine qua non. (arretrato del 21 maggio 2006)
Autore: Davide Paolini

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