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Il Sole 24 Ore

Il vino? Ideale per l’auto … Non sempre il vino è sconsigliabile per chi si mette al volante. L’importante, per non correre rischi, è metterlo nel serbatoio. Sotto forma di etanolo.

Il caro petrolio sta regalando un successo crescente ai biocarburanti, tanto che gli organizzatori della mitica 500 Miglia di Indianapolis per la prima volta in quasi in un secolo di storia quest’anno hanno imposto ai concorrenti di utilizzare al posto della normale benzina una miscela al 15% di etanolo: il cosiddetto E-85, che non richiede alcuna modifica ai motori.

Rispetto ad altri prodotti di origine agricola, come il mais o la barbabietola da zucchero, il vino non è la materia prima più utilizzata per la produzione di biocarburante: è troppo scarso, troppo costoso e troppo ricercato per altri più edonistici impieghi. Qualche volta tuttavia l’alcool vinico si rende disponibile in quantità elevata. Succede ad esempio quando la Commissione europea autorizza - come ha appena fatto - la distillazione di crisi: una misura che consente di sottrarre al mercato le eventuali eccedenze vinicole, arginando il rischio di una caduta dei prezzi e di un eccessivo accumulo di scorte.

La procedura, che ha ricevuto il via libera di Bruxelles mercoledì riguarda l’Italia che potrà conferire alla distillazione di crisi 2,5 milioni di ettolitri di vino da tavola e 100mila di vino di qualità. Per un costo totale di 131 milioni di euro, l’Unione Europea diventerà così proprietaria di un fiume di vino, in qualche caso proveniente addirittura da vigneti Doc, che non potrà mai arrivare sulle nostre tavole, perché deve obbligatoriamente essere trasformato in alcol per usi industriali. “Negli ultimi anni - spiega Marco Bertagni, direttore di Assodistil - la destinazione è stata quasi esclusivamente il bioetanolo”. Per finire nel serbatoio l’alcol deve subire un ulteriore processo, detto di anidrificazione: in pratica, bisogna eliminare ogni residuo di acqua.

L’alcol vinico prodotto con le eccedenze di vino italiano e francese sarà quindi venduto in un’asta, riservata a un numero ristretto di società accreditate dalla Ue. “Molto probabilmente quindi lascerà l’Italia - commenta Bertagni - Le aziende screditate infatti sono appena dodici, una soltanto italiana, la Ima di Trapani (Industria Meridionale Alcolici, del gruppo Bertolino, ndr)”.

Naturalmente potrebbero essere proprio i siciliani a vincere l’asta. Ma il nostro Paese consuma ancora pochi biocarburanti, nonostante l’obbligo di miscelarne l’1% nelle benzine a partire dal 1° luglio. E in prima fila, nelle aste per l’alcol vinico, ci sono quasi sempre gli svedesi. (arretrato del 9 giugno 2006).

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