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Il Sole 24 Ore

Dal Mediterraneo allarme sui tagli... «Estirpazione? No grazie. Non sappiamo che farcene di una proposta di riforma del mercato del vino che ha tra i punti qualificanti l’ulteriore depauperamento della viticoltura tipica del Mediterraneo». Il presidente dei produttori europei di malvasia, il portoghese Paulo Rodrigues di Madera, non nasconde la propria delusione circa l’ipotesi di estirpare 400mila ettari in cinque anni formulata nella bozza Ocm-vino del commissario Ue all’Agricoltura, Mariann Fischer Boel.
Rodrigues non è il solo a pensarla così. Sulla sua stessa lunghezza d’onda sono i rappresentanti di Creta (Nicolas Miliarakis), delle Canarie (Juan Jesùs Mèndez), della Sardegna (Mariangela Vallone) e dalla stessa Lipari, rappresentata dal presidente dei locali produttori, Antonio Caravaglio, che per l’occasione ha fatto da padrone di casa a un dibattito fuori dalle righe e avente per tema la viticoltura delle isole del Mediterraneo, "il caso malvasia", di cui non si parla quasi mai a livello istituzionale, forse perché considerata minore ma che è alla base della cultura del vino.
«Una viticoltura eroica realizzata in ambienti difficili e fortemente integrata con il territorio di produzione, per questo da tutelare», osserva Fabio Carlesi dell’Enoteca Italiana di Siena. Che, con la Regione Sicilia e le altre isole del Mediterraneo, ha finanziato la catalogazione completa dei cloni di Malvasia esistenti; dopo di che passare a un piano di rilancio che evidenzi tanto le peculiarità qualitative del prodotto quanto le sue potenzialità di contribuzione a favore dell’economia locale.
Un aspetto non da poco per delle terre dov’è difficile immaginare altri tipi di colture. Non a caso il rappresentante di Madera, Mendez, osserva come la viticoltura nelle Canarie abbia un peso superiore al 60% sul totale del pil agricolo isolano. Non di meno accade nel Nuorese, in Sardegna, dove l’amministrazione provinciale ha riconosciuto alla Malvasia di Bosa il valore di «bene sociale», sicché non c’è da meravigliarsi se è stato deciso di chiedere il riconoscimento di status di distretto della Malvasia. Di rimando, i vignaioli delle Eolie evidenziano la performance conseguita in questi ultimi anni dalla coltura della Malvasia.
Negli anni Sessanta — spiega il presidente dei produttori di Lipari, Caravaglio — la viticoltura isolana ha rischiato di estinguersi, proprio a seguito degli aiuti che la Ue dava ai produttori che estirpavano vigneti. Un errore assurdo che non vogliamo più commettere». Anche perché nel frattempo in tanti hanno compreso l’importanza che il paesaggio viticolo isolano ha nella promozione del pacchetto turistico messo a disposizione dei visitatori italiani ed esteri.
Un valore che non è poi così semplice da definire, ma che solo nelle isole Eolie trova rispondenza nel numero delle aziende viticole, passate in soli cinque anni da 5 a 15 produttori, e nell’ampliamento delle superfici vitate, salite da 25 a 75 ettari con una produzione di Malvasia superiore a 500 ettolitri. (arretrato del 1 luglio 2006)

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