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Il Sole 24 Ore

Un sorso che va di traverso alla mafia ... Ogni sorso un brindisi: alla salute di Genovese, Brusca, Rima e Schiavone. Un paradosso? No, perché se i vigneti di questi boss mafiosi e camorristi non fossero stati confiscati, alzare un bicchiere di Trebbiano “Campo libero” o di Nero d’Avola “Centopassi” non sarebbe mai stato possibile. Passa anche dai fondi agricoli - consegnati dalla giustizia nelle mani di imprenditori coraggiosi e onesti - la lotta alla criminalità organizzata.
Ne sanno qualcosa i ragazzi della Cooperativa Placido Rizzotto, sindacalista di Corleone ucciso dalla mafia nel ‘48. Alcuni dei campi che gestiscono sono al confine con le proprietà di familiari dei boss condannati spogliati di molti beni. Su quei beni, prima sequestrati e poi confiscati, ora coltivano le uve di catarratto, vitigno autoctono siciliano, come lo sono anche il Grillo e il Nero d’Avola. In tutto 24,38 ettari distribuiti tra le contrade Pioppo, Saladino e Pietralunga del comune di Monreale. “Entro marzo 2007 -spiegano Gianluca e Antonio Castro, presidente e agronomo della cooperativa - imbottiglieremo 50mila bottiglie di bianco e 35mila di rosso. La commercializzazione passerà soprattutto attraverso la Coop”. La produzione sarà biologica e a febbraio dovrebbe essere consegnata la nuova cantina. “Per scongiurare furti o attentati - spiegano i soci - teniamo i macchinari, già acquistati, fermi in fabbrica”.
La criminalità soffre ogni alito di economia legale sulle proprie ex terre. Lo sa bene Don Raffaele Bruno, responsabile di Libera Puglia, che gestisce 43 ettari tra Torchiarolo e San Pietro Vernotico (Brindisi) sottratti a una famiglia criminale. Produrrà con 130 quintali il Negramaro doc che sarà imbottigliato - per la prima volta - a marzo 2007. “Non abbiamo ancora deciso il nome da apporre sull’etichetta - spiega - ma lo faremo presto”. Un cammino senza ostacoli? Tutt’altro. “L’ultimo attentato - dice - è stato il 13 giugno. Un incendio ha bruciato l’appezzamento migliore”. Secondo il precedente proprietario, che vive ancora in una casa confiscata al centro dell’azienda agricola, si è trattato di autocombustione. “Peccato - puntualizza Bruno - che piovesse a dirotto. Ma il santo che si celebra il 13 giugno è Sant’Antonio, che fa 13 miracoli al giorno. L’autocombustione in un giorno di pioggia può rientrarci a pieno titolo”.
Lui e i suoi ragazzi non si sono arresi, così come non si da per vinto Giorgio Ciacciarelli, responsabile di Libera Lazio, che ha in comodato d’uso a Cisterna (Latina) 10 ettari confiscati alla famiglia Schiavone. Quest’anno ha già subito un attentato tre giorni prima della vendemmia: tre ettari distrutti. La cooperativa è andata avanti e da febbraio 2007 ritirerà dalla cantina Trebbiano Igt Lazio. L’etichetta sulle circa 70mila bottiglie in vendita a 3/3,5 euro ha già il nome: “Campo libero”. Prosit anche a chi non sapeva che un sorso di vino può andare di traverso alla mafia.

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